Cos'è un trauma?
L'immagine qui sopra è presa da un anime, GTO, al fraintendimento della parola Trauma, ai danni di una diciannovenne, col QI oltre i 200. Il tradimento di quella che considerava come una madre, l'ha portata ad odiare la vita e, indirettamente, ad odiare quella degli altri.
Cos'è un trauma?
La mente umana tende a seguire un certo confine labile che ci permette di capire cos'è giusto e cos'è sbagliato...ma siamo padroni di questa nostra mente? Se succede qualcosa? Se la nostra mente fa *crack*? Se i nervi (quelli mentali) saltano, potremmo muovere un braccio al posto di una gamba, e viceversa. Quindi, se dovesse saltare qualcosa anche ai nervi celebrali, possiamo davvero compiere azioni a nostra insaputa?
Il dolore fisico non cambia le persone, quello mentale sì.
Volevo porre un esempio molto banale, di una persona (inventata) che ha subito, per l'appunto un trauma. Suppongo che chiunque conosce il Joker, celebre arci nemico di Batman. Assassino, criminale, chi più ne ha più ne metta. Ma chi sa il retroscena di tutto ciò?
Un cabarettista fallito, appena licenziato, il cui unico conforto era la moglie incinta che gli incitava di continuare in ciò che gli piaceva fare. Lui desiderava di più dalla vita, desiderava dare un futuro radioso a sua moglie ed il suo futuro figlio. E questo porta ad una scelta tragica (sottolineo "scelta", non trauma): il futuro padre si allea con due criminali per rapinare la fabbrica adiacente al suo ex posto di lavoro. Disperato, pensa a sua moglie, al suo bambino. A come una piccola azione poteva far vivere per sempre entrambi bene.
La scelta, ovviamente, è sbagliata.
Mentre ancora parla coi malviventi, un poliziotto cerca insistentemente il futuro Joker, dandogli una notizia non indifferente.
Sua moglie è morta, e con sé pure il bambino.
INIZIO di un trauma.
C'era ancora motivo di far quella rapina? No. Ma non si può dire "no" dopo aver detto sì a dei malviventi. Senza più alcuna ragione di vita, indossa un casco rosso ed entra nella fabbrica, dove delle guardie attendono i due malviventi e il disgraziato cabarettista. I due mafiosi vengono eliminati nel tentativo di fuga, mentre l'uomo dal casco rosso viene spinto accidentalmente da un ancora poco conosciuto Batman in una vasca di rifiuti chimici e tossici. Grazie al casco riesce a non respirare e a sopravvivere...ma lo stesso non può dirsi del suo corpo. I capelli diventano verdi, la pelle bianca, le labbra rosse in un perpetuo sorriso.
Il Joker era nato, da un trauma.
Ma la domanda é: quante persone, sane di mente, lo sarebbero rimaste dopo aver vissuto quello che ha vissuto lui?
Lui stesso testerà la sua teoria, fallendo miseramente con una persona integerrima come il commissario Jim Gordon, ma chi ha visto Il cavaliere oscuro si ricorda della calata oscura di Harvey Dent, in futuro Due facce.
Siamo davvero padroni della nostra mente?
Esistono due tipi di malviventi: quelli malvagi e quelli pazzi.
I malvagi sono quelli, diciamo, normali. In parole molto povere, i mafiosi. La maggior parte, nella vita reale, sono questi. Fanno del male non per traumi passati, non per un senso di vendetta al mondo, ma solo perché vogliono potere, soldi, successo, donne.
Poi ci sono i pazzi. Anch'essi sono divisibili in due categorie, i visionari e i lucidi.
Il Joker, per esempio, fa parte dei lucidi. Totalmente folle, ma lucide. Ha pienamente coscienza della sua pazzia.
Ma ora basta parlare di gente inventata.
Si parlava di traumi.
Il trauma psicologico è un tipo di "danno" (un "vulnus", una "ferita") che in alcuni casi viene subito dalla psiche
a seguito di un'esperienza critica vissuta dall’individuo (che sia un
evento singolo, oppure un evento ripetuto o prolungato nel tempo), e che
viene detta evento traumatico.
Il problema sta nel fatto che un trauma NON GUARISCE, almeno non facilmente.
Se assistessi ad un omicidio in diretta, forse adesso non mi farebbe molto effetto.
Ma se un bambino di 7 anni assiste ad un omicidio in diretta, stai pur certo che quello lo traumatizza.
Ai tempi della guerra si sono sviluppati i traumatizzati dalla guerra, che non volevano (o meglio, potevano) più sentire un proiettile, e chi invece è rimasto nella condizione perpetua che essa non fosse mai finita.
Quindi, alla fine, che cos'è un trauma?
È la dimostrazione che la mente è il luogo più fragile e vulnerabile del nostro corpo, ed al quale dobbiamo stare particolarmente attenti. Se ci tagliamo un dito, sappiamo che esso non può crescere più, quindi ci stiamo particolarmente attenti. Ma se subiamo un trauma, esso non guarisce. Perché non gli diamo la stessa importanza? Preferiamo allenare il corpo, per non subire più ferite, mentre sarebbe molto più importante allenare la mente per non subire più ferite mentali.
Il corpo, andando avanti, si deteriora, non possiamo farci nulla; mentre la mente, escludendo gravi malattie mentali, rimane sempre la stessa in base a come l'abbiamo tenuta.
È solo una mia piccola riflessione dopo aver letto vari manga che trattano l'argomento...ovviamente non giustifico nessuna azione spregevole compiuta dai traumatizzati ma...non riesco ad immaginare cosa succede in una mente dove ad un pensiero si ha una risposta come "uccidi" o "agisci in maniera malvagia". Il cuore dell'uomo è malvagio di natura, ma la bontà divina ci permette di essere ancora di essere "buoni". Ma se questa "salute mentale" ci viene negata? È lo stesso discorso che si può fare nei confronti di un mutilato...è brutto pensare che lui non ha più certe parti del corpo e non può fare determinate cose...identica cosa per un traumatizzato/malato mentale: non può far certe cose. La mente sceglie un percorso diverso dal nostro.
La finisco qui, avrei altri esempi da porre, ma non voglio dilungarmi troppo, il discorso è troppo complesso ed ampio per esser affrontato così.
sabato, dicembre 31, 2011
martedì, dicembre 06, 2011
Un futuro già vissuto REBORN, parte undici: I Legato faccia a faccia
“Papà, Brian piange!”
Era da qualche tempo che ormai mi svegliavo con questo incipit dettato da Kurata. Seiryn la mattina era sempre fuori per lavoro, mentre io perdevo molto tempo a poltrire e a viaggiare nel tempo, due cose strettamente legate.
Era da qualche tempo che ormai mi svegliavo con questo incipit dettato da Kurata. Seiryn la mattina era sempre fuori per lavoro, mentre io perdevo molto tempo a poltrire e a viaggiare nel tempo, due cose strettamente legate.
Mi alzai un po’ stordito, baciai mia figlia sulla fronte e poi, lentamente, andai da Brian. Non capii perché piangeva. I bambini sono creati per essere accuditi dalle madri, non dai padri. Andai nel futuro, dove il problema era già risolto, e capii che aveva fame. Sì, magari è un modo un po’ disonesto di risolvere le cose…ma in fondo, chi se ne frega, ho questo potere, devo usarlo per qualcosa, no?
“Papà, suonano alla porta!”
Finalmente era arrivato. Era da tre anni che non lo vedevo, ma era il momento di registrare bene i conti.
“Revoruc, accomodati. Sei qui per parlare dei risultati del cd, giusto?”
La sua risposta mi stupii.
“In realtà…no.”
“Revoruc, accomodati. Sei qui per parlare dei risultati del cd, giusto?”
La sua risposta mi stupii.
“In realtà…no.”
Alzò la sua mano. D’un tratto la casa si svuotò. Non c’era più Revoruc, non c’erano più i miei figli. Ero solo in casa mia. Cominciai a pensare di stare ancora sognando, cosa molto più lecita di quell’assurda situazione.
“E finalmente…la resa dei conti si avvicina, nipote!”
“E finalmente…la resa dei conti si avvicina, nipote!”
Cominciai a non capire. Dov’era finito il mio assistente? Dov’ero finito io?
“N…nonno? Sei ancora vivo? Dove siamo finiti?”
“Qui siamo nel mio mondo, a casa mia. È stato difficile creare quel tuo assistente, ho dovuto giocare con la tua mente e col futuro in un modo che neanche immagini.”
“Creato? In che senso?”
“Quanti sensi vuoi che abbia? Tu non hai mai avuto un assistente! Ogni volta mandavo una proiezione nella tua mente tramite un aggeggio del futuro, un induttore di pensieri falsi. Non avevi nessun assistente. Tutto per tenerti d’occhio. Per vedere dove arrivavi. Mi hai ampiamente superato, nipote. Tre anni fa pensavo davvero di morire, dopo quel fattaccio con Saki. Ma adesso…mi sono ripreso. Ed è tutto in mano tua. Richiama tuo padre, o uccido te e la tua famiglia. Adesso. Di fronte a te.”
“Pensi davvero di riuscirci, nonno? Non mi sembri di bell’aspetto.”
“N…nonno? Sei ancora vivo? Dove siamo finiti?”
“Qui siamo nel mio mondo, a casa mia. È stato difficile creare quel tuo assistente, ho dovuto giocare con la tua mente e col futuro in un modo che neanche immagini.”
“Creato? In che senso?”
“Quanti sensi vuoi che abbia? Tu non hai mai avuto un assistente! Ogni volta mandavo una proiezione nella tua mente tramite un aggeggio del futuro, un induttore di pensieri falsi. Non avevi nessun assistente. Tutto per tenerti d’occhio. Per vedere dove arrivavi. Mi hai ampiamente superato, nipote. Tre anni fa pensavo davvero di morire, dopo quel fattaccio con Saki. Ma adesso…mi sono ripreso. Ed è tutto in mano tua. Richiama tuo padre, o uccido te e la tua famiglia. Adesso. Di fronte a te.”
“Pensi davvero di riuscirci, nonno? Non mi sembri di bell’aspetto.”
Forse non era la mossa più saggia provocarlo. Cominciò a levitare. Come aveva appreso quel potere?
“Tu, sciocco. Non hai la minima speranza di sconfiggermi. Sei troppo giovane e, soprattutto, non sei motivato. Il motivo che mi guida è molto più alto di qualunque tuo motivo.”
“Perché, nonno? Cosa vuoi dal passato? Perché non riesci a vivere come tutti? Cosa ti tormenta?”
“RIVOGLIO MIA MOGLIE!”
“Perché, nonno? Cosa vuoi dal passato? Perché non riesci a vivere come tutti? Cosa ti tormenta?”
“RIVOGLIO MIA MOGLIE!”
Ad impatto, non capì.
“Quando il tempo a me concesso scadde, cercai di evitare la morte. Ma non ci riuscì. Magari il mio corpo sopravvive…ma da quel giorno del ’63 io sono morto.”
Cominciò a piangere. Mio nonno, il potente Stefano Legato, che piangeva mentre volava. E chi ci credeva?
“La mia dolce Fairy…rimase vittima di quell’incidente, che io evitai andando nel futuro e scomparendo da quella macchina che stava per finire fuori strada. Vidi mia moglie morire davanti a miei occhi, con me impotente e per giunta accusato di quel delitto. In prigione capii che era stata davvero tutta colpa mia. Passai anni ad accettare questa situazione. Ma ad un certo punto, capii che era tutto inutile. Dovevo tornare nel passato, dovevo salvare anche mia moglie. Dopodiché, potremmo vivere in eterno regnando su questo mondo. E tu non sei nessuno per opporti a me!”
Cominciò a piangere. Mio nonno, il potente Stefano Legato, che piangeva mentre volava. E chi ci credeva?
“La mia dolce Fairy…rimase vittima di quell’incidente, che io evitai andando nel futuro e scomparendo da quella macchina che stava per finire fuori strada. Vidi mia moglie morire davanti a miei occhi, con me impotente e per giunta accusato di quel delitto. In prigione capii che era stata davvero tutta colpa mia. Passai anni ad accettare questa situazione. Ma ad un certo punto, capii che era tutto inutile. Dovevo tornare nel passato, dovevo salvare anche mia moglie. Dopodiché, potremmo vivere in eterno regnando su questo mondo. E tu non sei nessuno per opporti a me!”
Allora non era un totale cuore di pietra. Il nonno aveva un vero motivo per tornare indietro, per quanto fosse sbagliato cambiare la linea temporale. Certo, il fatto di voler regnare sul mondo magari era da evitare.
“No, nonno, ormai non puoi più! Hai già vissuto la tua vita. Non spetta a te decidere chi deve sopravvivere e chi deve morire! Sarà stata colpa tua, ma devi accettare il fatto! Non puoi vivere la tua vita sperando di poter cambiare il tuo passato! Ormai l’hai già vissuto!”
“No, nipote. Il futuro è già vissuto…e so dove finirai.”
Stendendo una mano, cominciò ad influire sul flusso temporale del mio corpo. Cominciai ad urlare, in una maniera atroce.
“ARGH…SMETTILA, NONNO!”
“Sì, che la smetto. Non mi vuoi accontentare perché non capisci quanto soffro. C’è un solo modo per fartelo capire, ossia farti provareil mio stesso dolore. Sei pronto a perdere tua moglie? O FAI COME TI DICO IO O PER LA TUA DINASTIA NON CI SARA’ UN FUTURO!”
“Sì, che la smetto. Non mi vuoi accontentare perché non capisci quanto soffro. C’è un solo modo per fartelo capire, ossia farti provareil mio stesso dolore. Sei pronto a perdere tua moglie? O FAI COME TI DICO IO O PER LA TUA DINASTIA NON CI SARA’ UN FUTURO!”
Il nonno, in realtà, non si era fermato. Cominciai a sentirlo sempre di meno, sentii che stavo svenendo. I miei sensi mi tennero sveglio solo il tempo di vomitare. Mi sentivo davvero male. Perché dovevo patire tutto questo? Per chi? Per cosa? Non potevo accontentarlo? Tanto io ero immune ai suoi poteri, se l’avessi accontentato saremmo stato grandi amici e non mi avrebbe mai torto un capello né a me né alla mia famiglia. Il prezzo dell’onestà era davvero così alto? Ne valeva DAVVERO la pena?
“Alzati, figliolo.”
Forse, però, ero stato educato troppo bene. Mio padre mi avrebbe diseredato se l’avessi fatto veramente. Il mondo contava su di me…con che occhi mio padre mi avrebbe visto, quando sarebbe andato nel futuro, se avesse visto un mondo totalmente devastato da suo padre?
“Io sono con te.”
Cominciai a sentirmi pian piano meglio, ebbi l’impressione come se qualcuno mi stesse tirando su. Il dolore che il nonno aveva provocato era scomparso. Perché aveva smesso? Aveva cominciato davvero a torturare la mia famiglia? Se era così, dovevo muovermi. Mi alzai di scatto, per rincorrerlo.
“Non c’è bisogno di aver fretta, ora ci sono io con te. Possiamo batterlo assieme.”
Allora non me l’ero immaginato. Era proprio mio padre davanti a me.
“P…papà?”
“A dopo i convenevoli, figliolo. Sicuramente eri in una fase disperata per far sì che il tuo richiamo sia giunto a me…ma ora dobbiamo pensare a fermarlo. A breve, il suo piano procederà. Sei pronto a seguirmi?”
Mentre diceva queste cose vidi il nonno ridere in lontananza. Pian piano si stava formando nelle sue mani un libriccino. La famosa terza parte della Dinastia dei Legato. Scomparve poco dopo, sicuramente per poterla leggere senza problemi nel futuro. Quel poco tempo, lo impiegai per stare con mio padre.
“Alzati, figliolo.”
Forse, però, ero stato educato troppo bene. Mio padre mi avrebbe diseredato se l’avessi fatto veramente. Il mondo contava su di me…con che occhi mio padre mi avrebbe visto, quando sarebbe andato nel futuro, se avesse visto un mondo totalmente devastato da suo padre?
“Io sono con te.”
Cominciai a sentirmi pian piano meglio, ebbi l’impressione come se qualcuno mi stesse tirando su. Il dolore che il nonno aveva provocato era scomparso. Perché aveva smesso? Aveva cominciato davvero a torturare la mia famiglia? Se era così, dovevo muovermi. Mi alzai di scatto, per rincorrerlo.
“Non c’è bisogno di aver fretta, ora ci sono io con te. Possiamo batterlo assieme.”
Allora non me l’ero immaginato. Era proprio mio padre davanti a me.
“P…papà?”
“A dopo i convenevoli, figliolo. Sicuramente eri in una fase disperata per far sì che il tuo richiamo sia giunto a me…ma ora dobbiamo pensare a fermarlo. A breve, il suo piano procederà. Sei pronto a seguirmi?”
Mentre diceva queste cose vidi il nonno ridere in lontananza. Pian piano si stava formando nelle sue mani un libriccino. La famosa terza parte della Dinastia dei Legato. Scomparve poco dopo, sicuramente per poterla leggere senza problemi nel futuro. Quel poco tempo, lo impiegai per stare con mio padre.
“Per un po’ sarà impegnato con quel libro. Cosa mi racconti, figliolo? Ti vedo parecchio cresciuto.”
E cosa dovevo dire, al padre che non vedevo da tempo immemore?
“Com’è finita poi con Saki?”
“È morto, il nonno l’ha ucciso…ha deluso i suoi piani.”
“Come prevedevo. E io che pensavo fosse Kuroi quello malato del gruppo, che si fosse suicidato per il troppo successo. Non bisogna mai giudicare le persone, anche se pensi di conoscerle. Mai.”
Il pensiero mi andò al nonno. In effetti, giudicarlo era facile, era un pluri omicida senza scrupoli. Ma…dietro di sé vi è il dolore del peso di sapere di essere causa della morte della donna amata. Si può davvero vivere con quel peso?
Pensandolo, il nonno riapparì.
E cosa dovevo dire, al padre che non vedevo da tempo immemore?
“Com’è finita poi con Saki?”
“È morto, il nonno l’ha ucciso…ha deluso i suoi piani.”
“Come prevedevo. E io che pensavo fosse Kuroi quello malato del gruppo, che si fosse suicidato per il troppo successo. Non bisogna mai giudicare le persone, anche se pensi di conoscerle. Mai.”
Il pensiero mi andò al nonno. In effetti, giudicarlo era facile, era un pluri omicida senza scrupoli. Ma…dietro di sé vi è il dolore del peso di sapere di essere causa della morte della donna amata. Si può davvero vivere con quel peso?
Pensandolo, il nonno riapparì.
“Io, Stefano Legato, appartenente alla dinastia dei Legato, presente qui con mio figlio e col figlio di mio figlio, dichiaro di voler effettuare un viaggo nel passato, nell’anno Millenovecentosessantatre! Dinastia dei Legato nata da Brian Legato, concedi questo viaggio nel passato!”
“Papà?”
Buio.
“Dove sei?”
Totale.
“Sono qui.”
Lo spazio non era stato stravolto. Il tempo, però, sembrava di sì.
“Il nonno è scomparso. Dobbiamo muoverci, dobbiamo trovarlo. Siamo negli anni ’60, il suo piano ha funzionato. Dobbiamo muoverci.”
Ci stetti un po’ per capire che avevamo davvero viaggiato nel passato. Ora, la priorità era trovare il nonno.
[MENO QUATTRO]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)
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