And you are...
You're exceptional
The way you are
Don't need to change for nobody
You're incredibile
Anyone can see that
When will you believe that?


lunedì, febbraio 28, 2011

Ipocrisia...

"Il termine ipocrisia indica l'incoerenza voluta tra azioni svolte e valori enunciati tacitamente o esplicitamente. Per ipocrita si definisce la persona che afferma una determinata idea e poi si comporta in una maniera contraddittoria ad essa." (cit. Wikipedia)

"simulazione di buone qualità, buoni sentimenti, buone intenzioni, per apparire diversi da ciò che si è, al fine di trarre in inganno o per ottenere simpatia o favori" (cit. Wiktionary)

Sinonimi:
DOPPIEZZA
FALSITA'
Contrari:
SINCERITA'
CHIAREZZA

Tedesco: heuchelei (non c'entra nulla, però mi piaceva come si scriveva)

E ora, qualcosa di serio:

Salmo 26:4
"Io non siedo in compagnia di uomini bugiardi,
non vado con gente ipocrita."

Proverbi 11:9
"Con la sua bocca l'ipocrita rovina il suo prossimo,
ma i giusti sono liberati grazie alla loro scienza."

1 Timoteo 4:2
"Sviati dall'ipocrisia di uomini bugiardi, segnati da un marchio nella propria coscienza."

E per concludere in bellezza:
1 Pietro 2:1

"Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell'ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza"

Giacomo 3:17

"La saggezza che viene dall'alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia."

Avevo intenzione di scrivere qualcosa anch'io, ma posso aggiungere qualcosa a ciò che dice la Bibbia? Non mi pare il caso.

giovedì, febbraio 24, 2011

Un futuro già vissuto REBORN, parte sei: Dinastia dei Legato - parte seconda

Chiuso, dentro una fredda stanza.

Eravamo io ed il libro, che avevo già da qualche giorno ma che non avevo ancora toccato.

Lo scontro col padre di Seika e mio nonno mi ha fatto capire che dovevo imparare a controllare meglio il mio potere. Per difendere le persone che amo.

Aprii il libro. Lo misi dentro uno speciale macchinario che ne ingradiva le parole. Cominciai a leggere.

“Prefazione.
Seconda parte de “La Dinastia Dei Legato” scritta, compilata e testata da Brian Legato, 1492. 1° generazione di Legato.”
Sotto c’erano degli appunti, non scritti dal capostipite.
“2° generazione, OK. Due volte. 1512.”
“3° generazione, OK. Tre volte. 1535.”
“4° generazione, No. 1553.”
“7° generazione, OK. Una volta. 1611”
E così via, alternandosi ogni tre generazioni. Cosa voleva dire? Che ogni tre generazioni vi erano tre generazioni di Legato coi poteri, per poi riposarsi tre generazioni? In effetti, mia figlia sembrava non avere alcun potere. Senza contare che sarebbe dovuta nascere maschio, nel caso specifico. Andai alla fine degli appunti.
“24° generazione, No. 1947.
“25° generazione, OK. Una volta. 1960.”
Ok, questo era il nonno. Nel ’58 ha scoperto i suoi poteri, nel ’60 avrà firmato il libro. Strano, però, ero convinto che mio padre avesse sigillato il libro fino al 2010. O avrà falsificato la data, oppure…oppure boh, non era lecito chiedere.
“26° generazione, OK. Due volte. 2000.”
Questo era mio padre. Era il momento di firmare.
“27° generazione, OK. Tre volte. 2015.”
Dopo la lunga questione burocratica, finalmente iniziai a leggere.
“Brian Legato, nato nel 1460. Verrò ucciso a 32 anni da un pazzo che dirà di aver scoperto il luogo dove sono nato. Vi scrivo dal 1600. Bel luogo, senza ombra di dubbio. Ma non è questo di cui devo parlarvi.”
“La prima parte di questo stesso libro era pura teoria. In questo deciderò di avere un contatto più diretto. Qualche anno prima di morire, imparerò a viaggiare nel passato. Ho visto che nessuno tra i miei discendenti ci riuscirà. Viaggiare nel passato è molto più pericoloso rispetto a viaggiare nel futuro. Possiamo cambiare delle cose, degli eventi, senza rendercene conto. Volevo uccidere lo straniero che, nel 1492, mi ucciderà. Ma ho visto il danno che farei se lo facessi. Quindi, precludo ad ogni mio discendente questa possibilità. Eccetto che in un caso. Se un’intera generazione composta da capostipite, figlio e nipote si accorderanno, essi potranno viaggiare nel passato.”
Ecco cosa voleva mia nonno. Viaggiare nel passato tramite questo metodo lasciato dal nostro capostipite. Ma come avrebbe convinto mio padre? Anzi, come avrebbe raggiunto mio padre?

[“Ehi, vecchio, una settimana è lunga! Voglio andare da mia figlia!”
“Silenzio, pecora ignorante! Ho bisogno di una settimana per creare i collegamenti per viaggiare nel passato! Inutile buttarsi all’arrembaggio senza avere tutte le carte vincenti in mano! Dobbiamo raggiungere Kiiro il prima possibile!”]

Continuai a leggere.
“In caso di amore profondo di un Legato verso il padre, esso potrà essere richiamato UNA ed UNA sola volta.”
Quindi era a questo che mio nonno puntava? Ma non avevo già usato questo mio potere? Oppure era veramente venuto di sua spontanea volontà, 3 anni fa?
“Riunita, la triade potrà viaggiare nel passato verso una data decisa dal capostipite in carica.”
E certo, se la truffa non fosse che era il nonno a guidarci.
“Dopo il viaggio, la triade dovrà attendere dieci anni prima di fare un nuovo viaggio. Tempo impossibile, dato che il capostipite muore 7 anni dopo aver scoperto i suoi poteri.”
Eh no, Brian. Non conosci mio nonno. Sta di fatto che tra dieci anni morirà di vecchiaia, poco ma sicuro.
“Il viaggio rilascerà la terza parte della Dinastia dei Legato, con dentro tutte le istruzioni sui viaggi sul passato.
Fine prefazione.”
Finita la prefazione, cominciai a leggere il vero contenuto del libro, ossia effetto farfalla, fermare il tempo sforzandomi meno, piegare lo spazio senza distorcere il tempo, e così via.

Andai nel futuro a leggere il libro, così da non perdere tempo nel presente, per festeggiare così il compleanno di mia moglie.

[CASA DESYO.
“Amore, ti sei calmata?”
“No, Izuru. Non riuscirò mai a calmarmi. Lui è qui, e vuole me. Eppure è strano…”
“Cosa?”
“In tutto il trambusto, ancora Gikam non si è fatto vedere. A breve abbiamo la presentazione dell’album, e lui ancora non risponde. Non vorrei unire l’agitazione alla preoccupazione…”
“Non preoccuparti, sai com’è fatto. Spunterà al solito sparandone una delle sue al momento meno opportuno!”
FUORI CASA DESYO.
“Sparare...non è una cattiva idea.”
Un’ombra coperta da varie coperte, si allontanava lentamente dall’abitazione di Seika.

CASA LEGATO.
“E dai, vecchio, quanto ti manca?”
“Ecco!!!!”
Dopo un leggero fulmine, Kiiro Legato comparì. Ma non totalmente.
“Ehi vecchio, sbaglio o è solo un ologramma?”
“Non sbagli. Dobbiamo solidificarlo. O, nel caso specifico, dobbiamo smaterializzarci noi. O tu, sei tu che devi convincerlo a venire nel presente. La parte semplice è finita. Ora, comincia la parte difficile!”]

11 gennaio.

Era quasi passata la settimana dataci dal padre di Seika, prima del suo grande arrivo. Prepararmi? Forse dovevo. Accompagnai mia figlia e mia moglie a casa di Seyo, dove avrebbero parlato coi vari parenti. Io avevo una missione da compiere.
A metà strada, qualcuno mi toccò la spalla.
“Akira, ehi, Akira, sono io.”
E come dovevo riconoscerlo con tutti quei lenzuoli sulla faccia?
“Ehi, Gikam, ma come ti sei combinato? Dove stai andando, ad una festa in maschera?”
“Sempre che scherzi, Akira. Mi raccomando, non dire a nessuno che mi stai vedendo, adesso. Ho una missione da compiere. Ti avviso, non farti prendere dai sentimentalismi. Neanche io lo farò.”
Non capivo cosa intendesse dire, ma forse non aveva neanche senso. Andò per la sua strada, ed io andai per la mia. Arrivai a casa di mio nonno. Aprii violentemente la porta accelerandone il tempo, e davanti agli occhi ebbi uno spettacolo che non augurerei al mio peggior nemico

[MENO NOVE]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)

lunedì, febbraio 21, 2011

E tutto questo è davvero molto...

STRANO.

Peccato che questa stranezza mi sta nuovamente uccidendo.
Dopo che una persona muore, bene o male, lo si accetta. Passa il tempo, il dolore si attenua, il sentimento si affievolisce...
NO.
Non sono un grande patito dei detti degli scienziati, ma qui ci sta Lavoisier quando dice che nulla si crea bla bla. In special modo, nei sentimenti "nulla si distrugge ma tutto si trasforma". O almeno, i miei funzionano così.
Si creano, si trasformano ma NON si distruggono.
È bastata una settimana di STRANEZZA per distruggere un ANNO di autocontrollo. E questo che vuol dire? Non essere forte abbastanza? Oh beh può anche essere...ma se arrivo fino a sto punto, vuol dire che la forza di contenere, da qualche parte, c'era. O forse, come dicono i Queen, Too much love will kill you.

Ma è ADESSO la domanda fatale: continuare con la stranezza, sapendo che ciò potrebbe farmi MOLTO MALE (e lo ha già fatto, cavolo) ma con una minima speranza che la stranezza porti a qualcosa, oppure dire ad alta voce "chi se ne frega" e fregarsene realmente? Che poi, è quello che ho fatto quest'anno. Solo che ho voluto dare un po' di corda alla STRANEZZA. Che riesce ad essere strana pure in sé.

Ma c'è anche da dire che non ne voglio sapere di agire. Voglio solo vedere lo svolgere degli eventi. Se agissi, renderei tutto ciò molto più reale, ed a quel punto un fallimento mi ucciderebbe. Nuovamente. Oh beh, una più una meno, ormai ho perso il conto di quante volte son morto.

Più che altro la domanda è "Ne vale davvero la pena?"
>_>....<_<...
Sì, CAVOLO se ne vale la pena.
C'è da dire che ho un alleato di tutto rispetto nella corsa alla STRANEZZA. Qualcuno che mi ha già aiutato in passato, il caro Lexsin'. Ma il problema non è quanto in alto riusciamo ad arrivare alla STRANEZZA, quello sarebbe un bene. Ma quanto si riesce a scendere dopo aver raggiunto il picco.

E nel frattempo, il pensiero mi uccide nuovamente. Se oggi non avessi dormito 14 ore, sarei stato in coma vegetativo tutto il tempo. Che poi lo sono stato ugualmente, come possono testimoniare le persone a me stante. I sogni non è che mi aiutino tanto, dato che poi trattano tutti lo stesso tema.

Dopo vari mesi di dominio assoluto di Utada, ho ripreso ad ascoltare altro. Special modo due canzoni dei BSB, entrambe mandate durante "l'ultimo periodo", più di un anno fa. I still...e Shattered. Quelle canzoni la cui risposta è stato solo un discreto "..." di cui, ancora oggi, aleggia il dubbio più assoluto. Mi sa che è giunta ora di riassemblare il lettore. Sarà una lunga guerra, penso che metterò solo BSB, Utada e Koda. Oh beh, attualmente non possono mancare i Queen.

La conclusione, alla fine, qual è? Che si attende. La STRANEZZA è in corso, da qualche parte dovrà pur portare. E se dovessi vedere uno stallo troppo lungo, interverrò. E lì metterò la parola FINE. E come dissi poco tempo fa, lì si vedrà se sarà ETERNA GIOIA  o TRISTEZZA PERENNE. Ma a prescindere, mi farò tante risate e tanti pianti.

sabato, febbraio 19, 2011

Occasioni...qualche volta ne ho...

Delusioni, di più non ne ho...ogni tanto vieni in mente ed io, dimenticarti non so...

A cosa è dovuta quest intro finiziana? Non sono mica cosi becero da dirverlo. I più attenti possono capirlo guardando bene il post. Nulla escludendo che tutto questo è molto STRANO.

Ma parliamo di cose serie.

Ricordate cosa recensii poco tempo fa? Si, un gioco su un pupazzo di pezza. E ricordate il post sul mito? Sì, sempre un pupazzo di pezza. Ma ciò non toglie che Sackboy è SENZA DUBBIO la mascotte del nuovo millennio.

Dal sito ufficiale:
Ti presento Sackboy! Sackboy è la spassosa creaturina con cui condividerai le tue avventure in LittleBigPlanet. È un piccolo sacco di iuta, imbottito di morbida ovatta e… di gelato.


Non amarlo è impossibile. Devo comprare il pupazzo di sto mito, al prossimo giro. Se non costasse 20 euro.

Il mio piccolino. Compagno di avventure future. Non spiegherò cos è Sackboy e cosa è LBP. Ma vi basta sapermi contento da questo insignificante acquisto agli occhi del mondo.
Per il resto, attendo il monitor. La storia dovrà pur finire, no? A presto!!!

venerdì, febbraio 18, 2011

Un futuro già vissuto REBORN, parte cinque: Incontro con l'assassino

Corsi.
Molto.
Trovando.
Solo…

Mi svegliai di soprassalto. Mia figlia e mia moglie ancora dormivano. Io non riuscivo più. Ero sudatissimo. Decisi di farmi una doccia, per rischiarare il corpo e la mente. Diedi una controllata veloce all’orario. Erano le 4 di mattina.

Quel giorno capii che nulla è per caso.

Uscito dalla doccia, sentii qualcuno bussare dalla finestra. Molto Dawson’s Creek, questo sì. Ma chi poteva essere alle quattro di notte il pazzo che poteva fare questo?
In effetti, conoscevo una sola persona pazza.

Tirai fuori le tende, vedendo Seika che mi implorava di aprire. Cominciai a pensare di stare ancora sognando, sarebbe stato molto probabile. Invece era davvero lì.

Aprii velocemente la finestra e la feci entrare. Avevo molte domande, tipo perché era lì e non con Izuru. Ma decisi di far parlare prima lei.

“Grazie, Akira. Sei l’unico pazzo quanto me da aprirmi a quest’ora. Ti chiedo scusa, ma non riuscivo a dormire e non ho pensato a nessuno eccetto che te, soprattutto dopo quello che mi hai detto l’ultima volta”
Non mi pare ci fosse un contratto non scritto sul fatto che la notte non dormissi.
Ma quest’idea mi scomparve quando Seika si gettò tra le mie braccia piangendo.
“Non…non ci riesco! È tutto così difficile! Da quando è tornato mio padre, non ragiono più!”
“Tornato? È già tornato?”
Forse non mi sentì. Continuò a parlare.
“Ho sempre paura anche a camminare per strada! Tu sei l’unico che può fermarlo! Tu sei l’unico che può vendicare la morte di mio fratello!”
“FRATELLO?”

Mi svegliai di soprassalto. Mia figlia e mia moglie ancora dormivano. Io non riuscivo più. Ero sudatissimo. Decisi di farmi una doccia, per rischiarare il corpo e la mente. Diedi una controllata veloce non solo all’orario, ma anche al giorno. Molto probabilmente, ero andato nel futuro senza accorgermene.

Seika aveva un fratello? Non mi risultava. Forse, neppure lei lo sapeva ancora.

Finita la doccia, tornai ad addormentarmi. Si fa per dire, ovviamente.

“Papà…papà!!!”
“Chi è che mi chiama papà a quest’ora della notte?”
“Papà, solo io posso chiamarti così, penso!”
In effetti, non faceva una grinza.
“Sveglia, è tardi, farai tardi al lavoro!”
Al lavoro? Da quando faccio un lavoro che mi impedisce di dormire fino alle 14?
Una cosa è sicura: mia figlia era molto più disciplinata di me. Prese un secchio della sua misura, lo riempì di acqua fredda e me lo gettò in faccia.
“MA SEI IMPAZZITA?”
“Papà, è tardi!!!”
Cavolo, se era tardi. Oggi è il compleanno di Seiryn. Mia figlia ha detto “lavoro” per evitare di farsi sentire da sua madre in caso fosse ancora nei dintorni. Vorrei sapere da chi ha preso, da me non di certo.
“Scusami, figliola. Il tuo papà ancora deve crescere. Tu, invece, diverrai un giorno molto migliore di me.”
“Ma già lo sono ora!”
Sulla modestia ancora peccava parecchio.
Uscimmo verso le 10 per uscire in giro per i negozi. Sapevo già cosa regalare a Seiryn, le era piaciuto un basso che aveva visto ad Akihabara, e non l’ha comprato giusto per far sì che glielo regalassi.

Era bello stare con mia figlia, uscire come un padre, libero dai pensieri e dalle responsabilità. Libero dal pensiero della morte che incombeva sulla mia famiglia.

Arrivammo ad Akihabara, nel reparto musica, verso le 11. Molto affollato, come al solito, ma la gente non appena mi vedeva mi faceva passare. La mia fama mi precedeva. Anche se mi piaceva pensare che lo facevano per via della bellezza di mia figlia.

“Scusate vorrei…”
“Un pianoforte. Quelli a casa del vecchio fanno pietà.”
Un signore di mezza età mi aveva preceduto. Qualcuno che non mi conosceva, a conti fatti, o magari qualcuno che, giustamente, mi considerava come un essere umano. Mi girai a vedere quest’uomo.

L’UOMO DELLA FOTO NEL GIORNALE DI NEW YORK. IL PADRE DI SEIKA.

Fermai il tempo senza bloccare anche lui. Avevo bisogno di parlare a quattr’occhi con quel pazzo.

“Beh, mi sa che al vecchio non è piaciuta la battuta che ho fatto sui suoi pianoforti. Ehi, come mai tu non sei rimasto bloccato?”
“Sono io che ho fermato il tempo. Sono Akira Legato, nipote di Stefano, che presumo tu conosca.”
“Ah-ah! Così sei tu il famoso nipote bravissimo pieno di talento di cui il vecchio ha un timore gigante, eh?”
Davvero mio nonno diceva questo di me?
“Wow, siete due copie sputate. Oh beh, capelli e barba bianca a parte.”
“Le tue battute passano in secondo luogo. Qual è il vostro scopo? Perché tornare in Giappone a torturare la mia pianista?”
“Oh, intendi mia figlia Seika? Ma non mi pare di essermi ancora avvicinato a lei. Per sua fortuna, dato che quando lo farò avrà di che ricordarselo per tutta la vita! AH AH AH!”
Cosa mi tratteneva dal bloccarlo eternamente nel flusso temporale? Ah sì, chiedergli lo scopo del nonno.
“PERCHÉ SEI VENUTO QUI? CHE HAI A CHE FARE CON MIO NONNO??”
“Sempre a gridare, sempre a gridare. Tu, tuo nonno. Anche tuo padre gridava sempre. Dev’essere un vizio di voi Legato."
“…!”
Era la parola più sensata che mi uscii dalla bocca in quel momento.
“Come fai…tu…”
“Mi chiedi come faccio a conoscerlo? Eh, sei proprio un bambino. Da quando il vecchio Akai ha tirato le cuoia, molto probabilmente sono l’ultimo uomo in vita, oltre tuo nonno, a conoscere veramente tuo padre. Vuoi sapere il perché?”
Ovvio che volevo. Morivo di curiosità.
“…sempre a perdere tempo, eh? Meno male che ho trovato questa distorsione temporale. Non hai ancora imparato a tenere il becco chiuso, eh?”
“Oh, vecchio. Ho conosciuto il tuo simpatico nipote. Ehi, che ne dici se il pianoforte lo rubiamo? Dai, il tempo è bloccato, divertiamoci un po’! Anche la commessa è carina!”
Mio nonno lo guardò intensamente. Dopodiché, cominciai a sentire il padre di Seika gridare in una maniera straziante. Non riuscivo a capire cosa mio nonno gli facesse, sta di fatto che lo stava torturando.
“Ricordati che se sei vivo è per mia precisa volontà. Con le tue chiacchiere stavi per mandare in fumo i miei piani. Allo stato attuale sei un alleato, ma non mi ci vuole nulla a trasformare la tua situazione da tale a subalterno, o schiavo. Quindi, riga dritto o ti trasferisco diretto in cella con un cappio intorno al collo. SONO STATO CHIARO?”
“Sempre a gridare…sì, chiarissimo. Sei tu il boss, vecchio.”
Prese un pianoforte lasciando un assegno in bianco sopra il bancone.
“E riguardo a te…ci incontreremo presto. A breve i nostri piani coincideranno. E lì sarà l’ultima battaglia.”
Dopo queste parole, sparirono.
Sbloccai il tempo. Comprai il basso in fretta, per evitare che la commessa facesse a me domande sul piano mancante, dopodiché andai subito a casa. Ignorai mia figlia per tutto il tempo, perché la mia mente era diretta solo in un luogo: la seconda parte del libro. Dovevo leggerla, impararla, capirla, per poi sfidare mio nonno. Quando sarebbe arrivato il momento.

[MENO DIECI]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)

giovedì, febbraio 03, 2011

Le migliori frasi delle canzoni di Utada parte 4 - Single Collecton Vol. 1 + altro

Prefazione
Il single collection VOL. 1 contiene un solo inedito, COLORS. Parlerò anche di alcuni inediti di quel periodo.


Sono preoccupata per l'immagine riflessa dallo specchio


Quando ti dicono che puoi andare ovunque vuoi
I miei desideri spezzati sono marcati di grigio

La tua bocca è stata l'origine di una catastrofe

In me non vedo sogni, come dipinti non colorati
Quante volte devo riempire le tele?

Sono il tuo colore sconosciuto adesso
[Colors]

Quando saremo più grandi capirai
Cosa intendevo quando dissi "No,
non penso che la vita sia tanto semplice"

Mentre ti allontani
Non mi senti pregarti "per favore"
Amore, non andare
Semplice e puro è il modo in cui mi stai facendo sentire stanotte
E' difficile rinunciarci

Vorrei poterti dimostrare che ti amo
Ma questo significa forse dover camminare sull'acqua?
Quando saremo più grandi capirai
E' sufficiente che ti dica così [Ti amo]
E forse alcune cose sono davvero semplici


Stringimi
Qualsiasi cosa si trovi oltre quest'alba
Verrà comunque dopo

NOTHING'S LIKE BEFORE
[Simple and Clean - versione inglese di Hikari, colonna sonora ufficiale di Kingdom Hearts]

I poeti spesso usano molte parole
Per dire una cosa semplice
Ma bisogna prendere pensieri, tempo ed il ritmo
Per comporre una canzone poetica

Con la musica e le parole

Per te ho scritto una canzone

Riempi il mio cuore cantando
E lasciami cantare per sempre e oltre
[Fly me to the moon -in other words-, cover di Frank Sinatra]

Il mio instinto dice che devo essere libera
E mia madre dice che agli uomini non pace la stabilità
Il mio instinto dice che devo essere libera
Ma a me non dispiace l'esclusività

Il mio istinto dice che non devo essere d'accordo
Quando mia madre dice  che gli uomini ti lasceranno in ogni caso
Niente dura per sempre, su questo sono d'accordo
Ma non mi passa dalla mente questa possibilità
[Blow my whistle feat. Foxy Brown, colonna sonora di Rush Hour 2]

Ho pensato a noi
E alle cose che abbiamo passato
È tempo di essere seri, so che anche tu lo sarai

Ma il fatto è che l'unità è una bella cosa
Ci sono stata un po' ma ho capito
A volte ti amo, a volte ti odio
A volte grido e ti maledico
Quindi mi sfogo e corro fuori
Ma è ufficiale, quando sono contro di te
Sia nel torto o nella ragione preferisco essere dalla tua parte

Ho guardato la nostra storia
Le cose non cambiano ma c'è la necessità che cambino

Mi dispiace di averti trattato così male
Ma adesso capisco quale amicizia avevo
Mi pento delle cose che ho fatto e che non credevi possibile
Chiedo perdono, spero che possiamo ritornare indietro
[By your side - scritta da Timbaland, feat. Kiley Dean, colonna sonora ufficiale delle Olimpiadi di Atene 2004]

martedì, febbraio 01, 2011

Un futuro già vissuto REBORN, parte quattro: un bivio decisivo

La Grande Mela.
Non ho mai capito perché la chiamassero così, all’estero. Io l’avrei chiamata, che so…Il grande orologio.
Ma non era tempo di domande.
Chiesi in giro dov’era l’86esima dell’Upper East Side. Stetti sulla mezz’ora per trovarla, non ero ancora abbastanza bravo con la piegatura spaziale. Ma se non altro, avevo risparmiato 14 ore.
Non mi fu difficile trovare la famosa villa Karasu di cui ci aveva tanto parlato Izuru. Suonai al campanello. Rispose quasi immediatamente il padrone di casa, aprendomi portone, porta e porticine.
“Akira? Come fai ad essere qua? Non eri poco fa con mio fratello? Come hai fatto a…?”
“Ah già, tu non ne sai niente. Un passo alla volta, mi sa che sono un bel po’ le informazioni che devo darti. Ma prima andiamo. Seika ti aspetta.”
“Andiamo? Dove? L’aereo mi attende per domani mattina.”
“No, nessun aereo. Dobbiamo solo stare nella stessa stanza.”
Cominciai a pensare intensamente. Al Giappone. Ma poi la mia mente cominciò a pensare ad altro.

Ripensai al 2021.

Quando arrivai in quell’anno, vidi solo l’immagine raccapricciante di mio nonno che trafiggeva Seiryn con una spada. Dopodiché, cominciò a tagliarla procurandole un enorme buco nello stomaco. Dov’era il me stesso del 2021, mentre quel pazzo compieva quella strage?
“Da che anno vieni, ragazzo? Oh, ma non importa. Sappi che se questo accade, è per colpa tua. Collabora con me nel tuo tempo, e questo non succederà. “
Rimasi pietrificato. Non riuscivo a muovermi. Le lacrime cominciarono ad uscire velocemente. Mio nonno, durante la mia paralisi, fece una fotografia a quello spettacolo rivoltante e mi mise la videocamera dentro il giubbotto.
“Non si sa mai, magari pensi che tutto questo sia stato un sogno. Io vado ad uccidere tua figlia. Ed il resto della tua progenie. Tu torna nel tuo tempo e ubbidisci, senza fare troppe storie. Sappi che, in questo tempo, ti ho già ucciso perché non mi hai ascoltato. E dato che non mi rimane più nulla dalla vita, almeno tormento il te del passato, magari riesci così a cambiare il futuro. ORA VAI, CAMBIA IL PASSATO, CAMBIA IL FUTURO!!!” “Scusa, quanto tempo ci vuole?”
Izuru mi riportò alla realtà. Mi concentrai nuovamente e stavolta riuscii. Oh beh, forse dire che riuscii era un eufemismo. Ci trovammo a circa 50 chilometri dal Tenkaichi Village. Chiamai immediatamente Seyo per farci venire a prendere, mentre Izuru ancora balbettava conscio di aver assistito a qualcosa di impossibile.
“Ma tu ma tu ma tu ma tu….cosa hai fatto? Come hai fatto? Chi sei? Cosa sei???”
“Calma, Izuru, sono io, Akira. Ho solo distorto lo spazio, ma non sono ancora bravo come vorrei. A proposito, invece di parlare delle futilità, devo spiegarti cos’è successo a Seika.”
“Futilità? Piegare lo spazio la chiami una futilità??”
“Vuoi parlare dei miei super poteri ultra fantastici e trascurare la donna che ami?”
Akira uno, Izuru zero.
“Ok, parla.”
“Allora…”
Cominciai a spiegare ad Izuru del padre di Seika, del fatto che fosse lo stesso criminale appena evaso, e di quello che aveva fatto alla madre e alla sua ragazza.
Mai avevo visto Izuru accendere di rabbia in quella maniera. Era la settimana dei sentimenti inespressi. Prima Seika che piange, poi Izuru che si arrabbia. Ci mancava solo Gikam che diceva cose sensate, e le avrei viste tutte.
Seyo arrivò giusto in tempo per calmare il fratello. Salimmo tutti in macchina, e per non ascoltare i Karasu, misi le mie adorate cuffie. Addormentandomi. Le distorsioni temporali mi stancano da morire.

Mi svegliai appena arrivammo a casa Desyo. Izuru saliva, Seiryn scendeva.
“Come sta?”
“È psicologicamente scossa. Ha avuto uno shock troppo grande, e tutt’ora non riesce a contenerlo. Ma forse, neanche noi ci riusciremmo. Spero che Izuru riesca davvero a farle avere un po’ di pace.”
“Che dite, chiamo a mio nonno?”
La mia domanda spiazzò tutti. Non si aspettavano che avessi una tale idea? Senza attendere i consensi del pubblico, presi il telefono e composi il numero. Oh beh, comporre, in quel telefono c’era solo il suo numero.
Numero non esistente. In quale epoca ti trovavi, nonno?

[“Dove siamo, vecchio!”
“Con lo spazio siamo apposto. Ora devo distorecere il tempo. Questo è il Giappone del 2022. L’anno in cui mi dovrei suicidare dopo aver capito che non c’è nulla da fare, dopo il rifiuto di quell’idiota di mio figlio. Ma tu riuscirai a cambiare le cose. Hai un ascendente che neppure ti immagini su mio figlio, e su molte conoscenze di mio nipote. Ma ora, largo alle chiacchiere. Ci vorrà un'altra mezz’ora per arrivare al presente. Fossi da solo arriverei istantaneamente, ma qui devo distorcere il tempo intorno a noi. Silenzio e fammi lavorare.”
“Ok vecchio. Al tuo servizio!”]

“No, non risponde. Sarà dove si trova.”

Durante il viaggio in macchina, cominciai a pensare.
Cosa dovevo fare? Le missioni andavano pian piano a mescolarsi.
Cosa più importante, proteggere mia moglie e mia figlia dalla morte.
Scoprire cosa trama mio nonno, sia da solo sia insieme al padre di Seika.
Capire come creare la terza parte del libro e, nel caso specifico, sapere a che pro vuole usarla mio nonno.
Ed ultimo, dare le ultime pratiche per il CD. Doveva pur uscire, quell’album.

Arrivammo a casa appena finii di pensare. Salutammo Seyo, dopodiché tornammo finalmente nella nostra dimora. Quella creatura innocente era lì, ad attenderci.
“Papà, mamma, siete tornati!”
Corse da sua madre, che era da un giorno che non vedeva, dopodiché venne da me. Quella bambina era il punto d’arrivo, riusciva a farmi capire che non era ancora giunta l’ora di arrendersi. Ma una cosa non mi era chiara. Lo scopo di mio nonno, era così malvagio? Cioè, perché rischiare la vita dei miei cari per qualcosa che voleva un vecchio? Cosa poteva fare, stravolgere il mondo? Aiutare Hitler nella conquista del mondo? Non penso.

Nonostante fosse mezzogiorno, ci addormentammo tutti e tre nel “lettone”, come lo chiamava mia figlia. Io ero ancora spossato per il viaggio, Seiryn era stata tutta la notte sveglia a consolare Seika, e mia figlia aveva bisogno, come tutti i bambini di tre anni, di dormire 26 ore al giorno. Circa.

Dormendo, sognai.
Sognai un bivio. A sinistra vi era scritto “Corso naturale degli eventi”. A destra, invece “Salvezza della famiglia”. Andai a destra. Vidi un mondo distrutto. Sentii la risata di mio nonno in lontananza. Mi svegliai di soprassalto. Notando che ciò che avevo sognato non era reale, tornai a dormire.
Non imparerò mai che non bisogna sottovalutare i propri sogni.

[“Ecco, siamo arrivati! Giappone, 2015, presente!”
“Ooooh, finalmente! Per prima cosa voglio un pianoforte. Acquistalo, rubalo, vedi tu. Sei tu quello coi poteri magici.”
“A casa mia ci sono quattro pianoforti, non ti preoccupare.”
“Ma a proposito, prima pensavo…io mi sono sposato due volte, in Giappone. Una nel 1987 e una nel 1991. La seconda moglie la ricordo bene, la uccisi io dopo che minacciò di rivelare le mie truffe. Ma la prima? Sono al sicuro? Non sa nulla?”
“E ci pensi dopo vent’anni? Non preoccuparti, qui nessuno sa nulla su di te. Né la tua vera identità, né i tuoi due omicidi compiuti in questa nazione. A parte me, ovviamente.
“Ok, allora andiamo. Casa tua ci attende!!!”]

Quel mese di Gennaio 2015 non sapevamo che sarebbe stato così impegnativo. Ma il nostro destino si sarebbe compiuto. Nel bene, e nel male.


[MENO UNDICI]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)