La Grande Mela.
Non ho mai capito perché la chiamassero così, all’estero. Io l’avrei chiamata, che so…Il grande orologio.
Ma non era tempo di domande.
Chiesi in giro dov’era l’86esima dell’Upper East Side. Stetti sulla mezz’ora per trovarla, non ero ancora abbastanza bravo con la piegatura spaziale. Ma se non altro, avevo risparmiato 14 ore.
Non mi fu difficile trovare la famosa villa Karasu di cui ci aveva tanto parlato Izuru. Suonai al campanello. Rispose quasi immediatamente il padrone di casa, aprendomi portone, porta e porticine.
“Akira? Come fai ad essere qua? Non eri poco fa con mio fratello? Come hai fatto a…?”
“Ah già, tu non ne sai niente. Un passo alla volta, mi sa che sono un bel po’ le informazioni che devo darti. Ma prima andiamo. Seika ti aspetta.”
“Andiamo? Dove? L’aereo mi attende per domani mattina.”
“No, nessun aereo. Dobbiamo solo stare nella stessa stanza.”
Cominciai a pensare intensamente. Al Giappone. Ma poi la mia mente cominciò a pensare ad altro.
Ripensai al 2021.
Quando arrivai in quell’anno, vidi solo l’immagine raccapricciante di mio nonno che trafiggeva Seiryn con una spada. Dopodiché, cominciò a tagliarla procurandole un enorme buco nello stomaco. Dov’era il me stesso del 2021, mentre quel pazzo compieva quella strage?
“Da che anno vieni, ragazzo? Oh, ma non importa. Sappi che se questo accade, è per colpa tua. Collabora con me nel tuo tempo, e questo non succederà. “
Rimasi pietrificato. Non riuscivo a muovermi. Le lacrime cominciarono ad uscire velocemente. Mio nonno, durante la mia paralisi, fece una fotografia a quello spettacolo rivoltante e mi mise la videocamera dentro il giubbotto.
“Non si sa mai, magari pensi che tutto questo sia stato un sogno. Io vado ad uccidere tua figlia. Ed il resto della tua progenie. Tu torna nel tuo tempo e ubbidisci, senza fare troppe storie. Sappi che, in questo tempo, ti ho già ucciso perché non mi hai ascoltato. E dato che non mi rimane più nulla dalla vita, almeno tormento il te del passato, magari riesci così a cambiare il futuro. ORA VAI, CAMBIA IL PASSATO, CAMBIA IL FUTURO!!!” “Scusa, quanto tempo ci vuole?”
Izuru mi riportò alla realtà. Mi concentrai nuovamente e stavolta riuscii. Oh beh, forse dire che riuscii era un eufemismo. Ci trovammo a circa 50 chilometri dal Tenkaichi Village. Chiamai immediatamente Seyo per farci venire a prendere, mentre Izuru ancora balbettava conscio di aver assistito a qualcosa di impossibile.
“Ma tu ma tu ma tu ma tu….cosa hai fatto? Come hai fatto? Chi sei? Cosa sei???”
“Calma, Izuru, sono io, Akira. Ho solo distorto lo spazio, ma non sono ancora bravo come vorrei. A proposito, invece di parlare delle futilità, devo spiegarti cos’è successo a Seika.”
“Futilità? Piegare lo spazio la chiami una futilità??”
“Vuoi parlare dei miei super poteri ultra fantastici e trascurare la donna che ami?”
Akira uno, Izuru zero.
“Ok, parla.”
“Allora…”
Cominciai a spiegare ad Izuru del padre di Seika, del fatto che fosse lo stesso criminale appena evaso, e di quello che aveva fatto alla madre e alla sua ragazza.
Mai avevo visto Izuru accendere di rabbia in quella maniera. Era la settimana dei sentimenti inespressi. Prima Seika che piange, poi Izuru che si arrabbia. Ci mancava solo Gikam che diceva cose sensate, e le avrei viste tutte.
Seyo arrivò giusto in tempo per calmare il fratello. Salimmo tutti in macchina, e per non ascoltare i Karasu, misi le mie adorate cuffie. Addormentandomi. Le distorsioni temporali mi stancano da morire.
Mi svegliai appena arrivammo a casa Desyo. Izuru saliva, Seiryn scendeva.
“Come sta?”
“È psicologicamente scossa. Ha avuto uno shock troppo grande, e tutt’ora non riesce a contenerlo. Ma forse, neanche noi ci riusciremmo. Spero che Izuru riesca davvero a farle avere un po’ di pace.”
“Che dite, chiamo a mio nonno?”
La mia domanda spiazzò tutti. Non si aspettavano che avessi una tale idea? Senza attendere i consensi del pubblico, presi il telefono e composi il numero. Oh beh, comporre, in quel telefono c’era solo il suo numero.
Numero non esistente. In quale epoca ti trovavi, nonno?
[“Dove siamo, vecchio!”
“Con lo spazio siamo apposto. Ora devo distorecere il tempo. Questo è il Giappone del 2022. L’anno in cui mi dovrei suicidare dopo aver capito che non c’è nulla da fare, dopo il rifiuto di quell’idiota di mio figlio. Ma tu riuscirai a cambiare le cose. Hai un ascendente che neppure ti immagini su mio figlio, e su molte conoscenze di mio nipote. Ma ora, largo alle chiacchiere. Ci vorrà un'altra mezz’ora per arrivare al presente. Fossi da solo arriverei istantaneamente, ma qui devo distorcere il tempo intorno a noi. Silenzio e fammi lavorare.”
“Ok vecchio. Al tuo servizio!”]
“No, non risponde. Sarà dove si trova.”
Durante il viaggio in macchina, cominciai a pensare.
Cosa dovevo fare? Le missioni andavano pian piano a mescolarsi.
Cosa più importante, proteggere mia moglie e mia figlia dalla morte.
Scoprire cosa trama mio nonno, sia da solo sia insieme al padre di Seika.
Capire come creare la terza parte del libro e, nel caso specifico, sapere a che pro vuole usarla mio nonno.
Ed ultimo, dare le ultime pratiche per il CD. Doveva pur uscire, quell’album.
Arrivammo a casa appena finii di pensare. Salutammo Seyo, dopodiché tornammo finalmente nella nostra dimora. Quella creatura innocente era lì, ad attenderci.
“Papà, mamma, siete tornati!”
Corse da sua madre, che era da un giorno che non vedeva, dopodiché venne da me. Quella bambina era il punto d’arrivo, riusciva a farmi capire che non era ancora giunta l’ora di arrendersi. Ma una cosa non mi era chiara. Lo scopo di mio nonno, era così malvagio? Cioè, perché rischiare la vita dei miei cari per qualcosa che voleva un vecchio? Cosa poteva fare, stravolgere il mondo? Aiutare Hitler nella conquista del mondo? Non penso.
Nonostante fosse mezzogiorno, ci addormentammo tutti e tre nel “lettone”, come lo chiamava mia figlia. Io ero ancora spossato per il viaggio, Seiryn era stata tutta la notte sveglia a consolare Seika, e mia figlia aveva bisogno, come tutti i bambini di tre anni, di dormire 26 ore al giorno. Circa.
Dormendo, sognai.
Sognai un bivio. A sinistra vi era scritto “Corso naturale degli eventi”. A destra, invece “Salvezza della famiglia”. Andai a destra. Vidi un mondo distrutto. Sentii la risata di mio nonno in lontananza. Mi svegliai di soprassalto. Notando che ciò che avevo sognato non era reale, tornai a dormire.
Non imparerò mai che non bisogna sottovalutare i propri sogni.
[“Ecco, siamo arrivati! Giappone, 2015, presente!”
“Ooooh, finalmente! Per prima cosa voglio un pianoforte. Acquistalo, rubalo, vedi tu. Sei tu quello coi poteri magici.”
“A casa mia ci sono quattro pianoforti, non ti preoccupare.”
“Ma a proposito, prima pensavo…io mi sono sposato due volte, in Giappone. Una nel 1987 e una nel 1991. La seconda moglie la ricordo bene, la uccisi io dopo che minacciò di rivelare le mie truffe. Ma la prima? Sono al sicuro? Non sa nulla?”
“E ci pensi dopo vent’anni? Non preoccuparti, qui nessuno sa nulla su di te. Né la tua vera identità, né i tuoi due omicidi compiuti in questa nazione. A parte me, ovviamente.
“Ok, allora andiamo. Casa tua ci attende!!!”]
Quel mese di Gennaio 2015 non sapevamo che sarebbe stato così impegnativo. Ma il nostro destino si sarebbe compiuto. Nel bene, e nel male.
[MENO UNDICI]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)
Racconto che si infittisce e diventa sempre più interessante , questo capitolo mi è piaciuto particolarmnte c'è dolcezza, poesia ma pure suspence e violenza al momento non ho critiche, continua così aspetto il prossimo....
RispondiEliminaInizia ad essere parecchio ingarbugliato adesso
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