And you are...
You're exceptional
The way you are
Don't need to change for nobody
You're incredibile
Anyone can see that
When will you believe that?


martedì, dicembre 06, 2011

Un futuro già vissuto REBORN, parte undici: I Legato faccia a faccia


“Papà, Brian piange!”
Era da qualche tempo che ormai mi svegliavo con questo incipit dettato da Kurata. Seiryn la mattina era sempre fuori per lavoro, mentre io perdevo molto tempo a poltrire e a viaggiare nel tempo, due cose strettamente legate.

Mi alzai un po’ stordito, baciai mia figlia sulla fronte e poi, lentamente, andai da Brian. Non capii perché piangeva. I bambini sono creati per essere accuditi dalle madri, non dai padri. Andai nel futuro, dove il problema era già risolto, e capii che aveva fame. Sì, magari è un modo un po’ disonesto di risolvere le cose…ma in fondo, chi se ne frega, ho questo potere, devo usarlo per qualcosa, no?

“Papà, suonano alla porta!”

Finalmente era arrivato. Era da tre anni che non lo vedevo, ma era il momento di registrare bene i conti.
“Revoruc, accomodati. Sei qui per parlare dei risultati del cd, giusto?”
La sua risposta mi stupii.
“In realtà…no.”

Alzò la sua mano. D’un tratto la casa si svuotò. Non c’era più Revoruc, non c’erano più i miei figli. Ero solo in casa mia. Cominciai a pensare di stare ancora sognando, cosa molto più lecita di quell’assurda situazione.

“E finalmente…la resa dei conti si avvicina, nipote!”

Cominciai a non capire. Dov’era finito il mio assistente? Dov’ero finito io?

“N…nonno? Sei ancora vivo? Dove siamo finiti?”
“Qui siamo nel mio mondo, a casa mia. È stato difficile creare quel tuo assistente, ho dovuto giocare con la tua mente e col futuro in un modo che neanche immagini.”
“Creato? In che senso?”
“Quanti sensi vuoi che abbia? Tu non hai mai avuto un assistente! Ogni volta mandavo una proiezione nella tua mente tramite un aggeggio del futuro, un induttore di pensieri falsi. Non avevi nessun assistente. Tutto per tenerti d’occhio. Per vedere dove arrivavi. Mi hai ampiamente superato, nipote. Tre anni fa pensavo davvero di morire, dopo quel fattaccio con Saki. Ma adesso…mi sono ripreso. Ed è tutto in mano tua. Richiama tuo padre, o uccido te e la tua famiglia. Adesso. Di fronte a te.”
“Pensi davvero di riuscirci, nonno? Non mi sembri di bell’aspetto.”

Forse non era la mossa più saggia provocarlo. Cominciò a levitare. Come aveva appreso quel potere?

“Tu, sciocco. Non hai la minima speranza di sconfiggermi. Sei troppo giovane e, soprattutto, non sei motivato. Il motivo che mi guida è molto più alto di qualunque tuo motivo.”
“Perché, nonno? Cosa vuoi dal passato? Perché non riesci a vivere come tutti? Cosa ti tormenta?”
“RIVOGLIO MIA MOGLIE!”

Ad impatto, non capì.

“Quando il tempo a me concesso scadde, cercai di evitare la morte. Ma non ci riuscì. Magari il mio corpo sopravvive…ma da quel giorno del ’63 io sono morto.”
Cominciò a piangere. Mio nonno, il potente Stefano Legato, che piangeva mentre volava. E chi ci credeva?
“La mia dolce Fairy…rimase vittima di quell’incidente, che io evitai andando nel futuro e scomparendo da quella macchina che stava per finire fuori strada. Vidi mia moglie morire davanti a miei occhi, con me impotente e per giunta accusato di quel delitto. In prigione capii che era stata davvero tutta colpa mia. Passai anni ad accettare questa situazione. Ma ad un certo punto, capii che era tutto inutile. Dovevo tornare nel passato, dovevo salvare anche mia moglie. Dopodiché, potremmo vivere in eterno regnando su questo mondo. E tu non sei nessuno per opporti a me!”

Allora non era un totale cuore di pietra. Il nonno aveva un vero motivo per tornare indietro, per quanto fosse sbagliato cambiare la linea temporale. Certo, il fatto di voler regnare sul mondo magari era da evitare.

“No, nonno, ormai non puoi più! Hai già vissuto la tua vita. Non spetta a te decidere chi deve sopravvivere e chi deve morire! Sarà stata colpa tua, ma devi accettare il fatto! Non puoi vivere la tua vita sperando di poter cambiare il tuo passato! Ormai l’hai già vissuto!”

“No, nipote. Il futuro è già vissuto…e so dove finirai.”

Stendendo una mano, cominciò ad influire sul flusso temporale del mio corpo. Cominciai ad urlare, in una maniera atroce.

“ARGH…SMETTILA, NONNO!”
“Sì, che la smetto. Non mi vuoi accontentare perché non capisci quanto soffro. C’è un solo modo per fartelo capire, ossia farti provareil mio stesso dolore. Sei pronto a perdere tua moglie? O FAI COME TI DICO IO O PER LA TUA DINASTIA NON CI SARA’ UN FUTURO!”

Il nonno, in realtà, non si era fermato. Cominciai a sentirlo sempre di meno, sentii che stavo svenendo. I miei sensi mi tennero sveglio solo il tempo di vomitare. Mi sentivo davvero male. Perché dovevo patire tutto questo? Per chi? Per cosa? Non potevo accontentarlo? Tanto io ero immune ai suoi poteri, se l’avessi accontentato saremmo stato grandi amici e non mi avrebbe mai torto un capello né a me né alla mia famiglia. Il prezzo dell’onestà era davvero così alto? Ne valeva DAVVERO la pena?
“Alzati, figliolo.”
Forse, però, ero stato educato troppo bene. Mio padre mi avrebbe diseredato se l’avessi fatto veramente. Il mondo contava su di me…con che occhi mio padre mi avrebbe visto, quando sarebbe andato nel futuro, se avesse visto un mondo totalmente devastato da suo padre?
“Io sono con te.”
Cominciai a sentirmi pian piano meglio, ebbi l’impressione come se qualcuno mi stesse tirando su. Il dolore che il nonno aveva provocato era scomparso. Perché aveva smesso? Aveva cominciato davvero a torturare la mia famiglia? Se era così, dovevo muovermi. Mi alzai di scatto, per rincorrerlo.
“Non c’è bisogno di aver fretta, ora ci sono io con te. Possiamo batterlo assieme.”
Allora non me l’ero immaginato. Era proprio mio padre davanti a me.
“P…papà?”
“A dopo i convenevoli, figliolo. Sicuramente eri in una fase disperata per far sì che il tuo richiamo sia giunto a me…ma ora dobbiamo pensare a fermarlo. A breve, il suo piano procederà. Sei pronto a seguirmi?”
Mentre diceva queste cose vidi il nonno ridere in lontananza. Pian piano si stava formando nelle sue mani un libriccino. La famosa terza parte della Dinastia dei Legato. Scomparve poco dopo, sicuramente per poterla leggere senza problemi nel futuro. Quel poco tempo, lo impiegai per stare con mio padre.

“Per un po’ sarà impegnato con quel libro. Cosa mi racconti, figliolo? Ti vedo parecchio cresciuto.”
E cosa dovevo dire, al padre che non vedevo da tempo immemore?
“Com’è finita poi con Saki?”
“È morto, il nonno l’ha ucciso…ha deluso i suoi piani.”
“Come prevedevo. E io che pensavo fosse Kuroi quello malato del gruppo, che si fosse suicidato per il troppo successo. Non bisogna mai giudicare le persone, anche se pensi di conoscerle. Mai.”
Il pensiero mi andò al nonno. In effetti, giudicarlo era facile, era un pluri omicida senza scrupoli. Ma…dietro di sé vi è il dolore del peso di sapere di essere causa della morte della donna amata. Si può davvero vivere con quel peso?
Pensandolo, il nonno riapparì.
“Io, Stefano Legato, appartenente alla dinastia dei Legato, presente qui con mio figlio e col figlio di mio figlio, dichiaro di voler effettuare un viaggo nel passato, nell’anno Millenovecentosessantatre! Dinastia dei Legato nata da Brian Legato, concedi questo viaggio nel passato!”

Buio totale.
“Papà?”
Buio.
“Dove sei?”
Totale.
“Sono qui.”
Lo spazio non era stato stravolto. Il tempo, però, sembrava di sì.
“Il nonno è scomparso. Dobbiamo muoverci, dobbiamo trovarlo. Siamo negli anni ’60, il suo piano ha funzionato. Dobbiamo muoverci.”
Ci stetti un po’ per capire che avevamo davvero viaggiato nel passato. Ora, la priorità era trovare il nonno.


[MENO QUATTRO]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)

1 commento:

  1. La trama si arrichisce sempre più di nuovi personaggi e vicende, ho letto gli ultimi capitoli tutti d'un fiato e mi sono addentrato nella storia che per un pò avevo lasciato, ovvimente aspetto i risvolti di questa nuova ambientazione che mi piace tanto "gli anni 60", continua a scrivere che io continuerò a leggere.

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