AI.
Amore.
Se nasci, deve essere volutamente amato.
Se ti fanno nascere, ci dev'essere un motivo.
A Sunagakure, il villaggio della Sabbia, tutti scalpitavano: i primi due figli del capovillaggio, il Quarto Kazekage, non erano compatibli per poter contenere dentro di sé l'orgoglio del villaggio, il Bijuu Ichibi, Shukaku, una bestia dagli immensi poteri che, per essere domata, doveva essere confinata dentro una persona.
La moglie del quarto, Karura, rimane per la terza volta incinta; questa volta il figlio è compatibile, quindi comincia l'operazione. Nel mentre, Karura muore per il troppo sforzo. Muore maledicendo il villaggio, muore odiando suo figlio.
Il bambino, Gaara, cresce normalmente, un ragazzino come tanti altri, se non fosse figlio del capo villaggio. Ma ogni volta che provava a giocare coi suoi amici questi lo vedevano di malocchio. Ogni volta scappavano. Ogni volta che lo vedevano, lo disprezzavano. E lui restava da solo.
Perché, si chiedeva? Perché doveva restare da solo? Nel chiederlo, involontariamente, uccide dei compagni di gioco. Capiscono che il suo potere comincia ad essere incontrollabile, quindi viene rimandato a casa insieme allo zio Yashamaru, fratello di Karura.
Il bambino, che vede in Yashamaru l'unico amico, non riesce a comprendere cos'è il dolore, dato che ogni volta che prova a tagliarsi, un getto di sabbia gli impedisce di farsi male. Yashamaru gli spiega che le ferite si rimarginano, solo un tipo di ferite non guariscono, e sono quelle al cuore. L'unica cura per quelle ferite è l'amore. E lo zio dice al bambino che lui lo ama, come sua madre lo ha amato prima di lui.
Belle parole.
Un sicario cerca di uccidere Gaara, fallendo miseramente contro la sua difesa assoluta. Grande è lo stupore di Gaara quando vede, dietro la maschera da shinobi, lo zio Yashamaru.
Si chiede perché. Vuole una risposta.
E gli viene data.
Lo zio gli dice che suo padre, il capovillaggio, lo vuole morto.
L'arma si sta rivelando incontrollabile, quindi decide di disfarsene.
Parole pesanti, ma da un lato lo sollevano.
"Quindi stavi solo obbedendo ad un ordine di papà..."
"No...in realtà, io ti ho sempre odiato per avermi portato via la mia amata sorella."
Si toglie il giubbotto facendo apparire vari esplosivi, nell'intento di esplodere col bambino.
"Ti prego...muori."
Il bambino non muore, ma la sua psiche cede: con l'aiuto della sabbia, riuscirà a ferirsi per la prima ed unica volta scrivendosi sul volto AI, amore, ricordandosi che nessuno lo amerà mai, eccetto se stesso.
Per i successivi 6 anni, il padre continuò, senza successo, ad ucciderlo. Gettando sempre più nelle tenebre un bambino al quale gli hanno strappato l'infanzia.
Ora ha 12 anni, ora è un ragazzo, ora può divertirsi.
No.
Ora il suo unico scopo è uccidere tutto e tutti, l'aver sopportato per vari anni i sicari indirizzati a lui ha cominciato a fargli pensare che anche lui, per sentirsi vivo, doveva cominciare ad uccidere.
Perché, nonostante tutto, era solo.
È solo.
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