And you are...
You're exceptional
The way you are
Don't need to change for nobody
You're incredibile
Anyone can see that
When will you believe that?


lunedì, novembre 21, 2011

Un futuro già vissuto REBORN, parte nove: La difficoltà di perdonare

C’era sangue. Molto sangue.

Seika cadde a terra. Lentamente.

Alla vista del dito del padre mozzato dal proiettile.

“ARGH! CHE DOLORE!! MA CHI DIAVOLO…?”

Senza quel dito, non riusciva più ad impugnare la pistola, che difatti fece cadere poco dopo.
Dei passi echeggiavano nella stanza, da lontano.

[“Dobbiamo andare a casa del nonno di Akira a consegnare questo fascicolo! Akira è già lì, dobbiamo dargli manforte!]

I passi si avvicinavano. Assumevano una forma. Un volto.

“Ah ah ah…dovevo immaginarlo…solo tu mi odi abbastanza da fare questo…e adesso, che farai, mi ucciderai?”
Non riuscivo a capire. Se non ero diventato rimbecillito, il proiettile l’aveva fatto partire Gikam.
“Finalmente ti vedo bene in faccia…Saki Mura…ti ho cercato così tanto, così disperatamente…tu invece ti ricordi del mio volto, vero? Sai benissimo quello che mi hai fatto, vero?”
“Sì che lo so. Di’ la verita, sei stato tu a fare quella soffiata 10 anni fa, vero?”
“Precisamente. E ora lascia che racconti a chi non sa la tua triste storia.”
Erano legati?
“Akira…devi sapere che Saki è il responsabile della morte di Kuroi Yasa, il bassista degli Slashion. Dopo quell’azione spregevole, cambiò nome e si costruì una famiglia. Il suo nome era Mark Irai.”
Non capivo. Non credevo.
“Lui è mio padre.”
Poi ho cominciato a capire.

Seika cominciò ad alzarsi, quasi a domandare con quel gesto.
“Il nostro quartiere era molto protetto, c’erano poliziotti ovunque. Così mio “padre”, come si faceva chiamare, inscenò un suicidio e scappò per rovinare la vita di una pianista. Ci sono stato quattordici anni per trovarlo. E quando lo trovai, scoprii di avere una sorella. Non mi era permesso dirle la verità, essendo sotto sorveglianza speciale, ma le volevo già bene con tutto me stesso.”
Poi si girò verso Seika.
“Parlo ovviamente di te, sorellina.”
Il pianto di Seika riprese.

Cominciai a pensare a quando Gikam ci presentò Seika. Tutti pensavamo fosse cotto di lei. Invece era quell’amore che si prova per una sorella, quell’amore particolare tra l’altro inespresso. Doveva fare malissimo voler tanto bene ad una persone e non poterglielo dire. Ogni gesto lui faceva, ogni volta che la guardava e rimaneva ammaliato, ogni volta che sembrava geloso nei confronti di Izuru…era solo amore fraterno. Un grande amore fraterno.

“Quest’uomo ha rovinato la mia vita, abbandonando mia madre lasciandola sola con un figlio. Ma cosa che non potrò mai perdonargli è l’aver rovinato la vita di mia sorella. Tu, Seika, riesci a perdonarlo?”
Si asciugò le lacrime e si avvicinò al padre, ormai completamente succube del figlio.
“Vorrei davvero odiarti. Ti incolpo di tante cose, sei stato causa di disgrazia nella mia vita. Ma è solo grazie a te se adesso sono qui, e solo per questo dovrei perdonarti. Ma oltre a questo, tu non riesci a provocare odio in me. Anzi, mi fai pena. Hai commesso così tante atrocità svuotando la tua anima. Non ti senti vuoto, dentro? Non ti senti come se la tua anima sta cadendo sempre più in basso?”
“Bla bla bla, quanto parli, mocciosa!”
Le parole non seguivano il cuore. Si sentiva davvero vuoto. Delle lacrime cominciarono innavertitamente ad uscirgli dagli occhi. Forse il suo cuore era di pietra, ma lo spirito paterno in qualche modo era entrato in contatto con lo spirito dei figli.
“Forse nessuno nasce totalmente buono. Ma siamo noi a decidere come vivere. Tu hai scelto il male. Hai scelto di far soffrire gli altri. E ora ti ritrovi a soffrire. A morire solo.”
Si abbassò verso di lui, e lo abbracciò, mentre Gikam lo teneva sotto tiro per ogni evenienza.
“Sappi che hai messo al mondo persone meravigliose, capaci di amare. E anche tu ne sei capace. Perché non ci provi? Non è mai troppo tardi per avere una svolta nella propria vita.”
“Mai. Io sono malvagio dentro, non cambierò mai!”
“Lascia stare, Seika. È tempo perso. Solo una cosa può salvarci, domani, da uomini come lui.”
“Vorresti uccidermi? Ne hai il fegato?”
“Ce l’avrò a breve.”
Chiuse gli occhi. Cominciò sicuramente a pensare al suo passato devastato da quell’uomo. Al suo passato rovinato. Al passato di sua sorella macchiato. Aprì gli occhi. Una lacrima scese velocemente. Dopodiché, premette il grilletto.

Mi ritrovai di colpo in uno stallo temporale. Il nonno aveva bloccato di nuovo tutto.
“Anf…anf…che delusione…che delusione tu, che delusione Murai…che delusione i suoi figli…eppure il vostro segreto…è il vostro cuore…avete un cuore capace di perdonare…sei in grado di spiegarmi come fate?”
“Non c’è un segreto. Basta solo avere il proprio cuore disposto a fare ciò.”
“Allora io…anf…non ho questa predisposizione.”
Anche se era stanco, si alzò di colpo, prese la spada, mozzò di netto la testa di Saki e poi si allontanò verso la porta.
“Penso…che per più di due anni…non avrò la forza…neppure di…maledizione, sto diventando troppo vecchio…”
Che fosse il momento di dargli il colpo di grazia? E tutti quei bei discorsi sul perdono dove sarebbero andati a finire?
Predico bene ma razzolo male. O forse, è facile parlare finché non accade a se stessi.
“A presto, Akira.”
Mentre il nonno mi salutava, corsi verso Gikam e Seika per allontanarli dalla testa che sarebbe schizzata appena il nonno avrebbe rilasciato il flusso temporale. Seika sarebbe morta vedendo uno spettacolo del genere.

Non appena il tempo si sbloccò, Gikam cominciò a farmi delle domande.
“Perché siamo fuori? Dov’è quel criminale?”
“Mio nonno gli ha tagliato la testa a tempo fermo. VI ho portato fuori per non farvi assistere a quello spettacolo.”
Non appena la testa di Seika capii di essere fuori pericolo, svenne definitivamente al suolo.
“La accompagno io a casa. Avremmo di che parlare, al suo risveglio. Grazie, Akira. Questo vuol dire che non l’ho ucciso io, giusto?”
“Ufficialmente l’assassino è mio nonno.”
“Ok, ma t’avviso che l’avrei fatto ugualmente. Devo imparare da mia sorella l’arte del perdono. Spero che presto potremo vederci come colleghi e non come compagni d’avventura. Stammi bene, Akira.”
“Stammi bene tu, GIkam. E…grazie ancora per aver salvato la sua vita.”
“Un fratello darebbe la propria vita per sua sorella.”

Con queste ultime parole che non mi sarei mai atteso da Gikam, ci separammo. Gikam mise sua sorella dentro la macchina con la quale era venuto, e poi partirono entrambi. Io, in lontananza, vidi l’ombra di mia moglie. O ero praticamente andato, oppure erano lì.
“…ira!!”
Sentivo qualcosa di distorto e confuso.
“…kira!!”
Chi mi chiamava?
“…Akira!!!”
Era davvero Seiryn quella davanti a me. Arrivai giusto in tempo per svenirle tra le braccia. Cominciò a parlare, ma la sentii molto disturbata.
“Ak…scicolo….Seika….Kiiro…”
Non volevo più ascoltarla, volevo solo dormire.

[CASA DESYO
“E così…sei suo fratello?”
“Sì, Izuru. Sei libero di non credermi, ma è davvero così. Ora che nostro padre è morto, posso dirlo senza problemi. Entrambi siamo figli di Saki Mura. Fratellastri, più che altro.”
“Sai, all’epoca ero geloso di te. Oh beh, sapevo che Seika mi amava, ma tu le stavi sempre intorno. Invece ora comprendo davvero che ciò che hai fatto è ammirevole. Non dev’essere stato semplice portare avanti questo peso. Sono lieto di entrare a far parte della tua famiglia.”
Una nuova unione inaspettata, nata dal caso.

Altrove…
“Anf…anf…sono…stanchissimo…il piano…dovrà essere rimandato…devo…pensare...no…devo…rimandare…io…lui…basta…per adesso…devo…solo…dormire…c’è una strana calma…potrei…dormire…per…sempre…”
E si addormentò]

[MENO SEI]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)

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