“Com’è finita?”
Non capii subito la domanda di mia moglie, forse perché ero ancora sovrappensiero. Destai un attimo la mente dai miei pensieri per darle un po’ di conto.
“Mi ha dato il libro. Ancora non l’ho letto, ma sembra sia quello autentico. Non ho ben capito perché l’ha fatto, so solo che sono dentro al suo gioco. E per adesso, mi conviene.”
“Quale gioco, papà?”
Non potei fare a meno di sorridere a quella domanda, così innocente, pronunciata da mia figlia. Quelle tre semplici parole che riempivano il mio cuore. Mi avvicinai a lei e la abbracciai. Dopodiché, mi fece un’altra domanda.
“Papà, mi racconti ancora la storia fantastica che mi racconti sempre?”
Storia fantastica? Le raccontavo gli ultimi tre anni della mia vita. Ma forse, agli occhi esterni, persino di mia figlia, era una storia fantastica.
“Ok, piccola mia. Dove siamo arrivati, l’ultima volta?”
“A quando l’eroe della storia incontra il suo papà che è venuto dal passato boom!!!”
Forse non era buono inculcare tutta questo sapere ad una bambina di tre anni.
“Allora…”
Non parlai alla bambina, ma a me stesso.
Cominciai a ricordare.
Dopo l’incontro con mio padre, andai nel futuro, alla ricerca della seconda parte che mio nonno teneva con sé. Andai, senza accorgermene, nel 2100. Trovai un mondo devastato, una Terra in procinto di essere distrutta. Capii dopo di trovarmi nella cosiddetta “Persecuzione”. Andai a casa di mio nonno, trovando un appunto.
“Non so in che anno sei, ma se stai leggendo questo biglietto vuol dire che sei andato troppo avanti. Devi capire quando scoccherà la tua ora. Decifra il numero!”
Il numero. Quel numero, pensavo non avesse una propria logica.
Poi iniziai a riflettere. L’aria del 2100 ispirava particolarmente.
Il numero di mio nonno comparì nel ’58. Sua moglie morì nel ’63. 7 anni. Quanti i numeri nel tappeto. Se la matematica non è un opinione, un numero doveva durare ogni anno.
E mio padre?
Mi disse che il suo 7, in procinto di diventare 6, comparì nel ‘94. Lui morì nel 2006. 12 anni. Un 6. Mmm…
Ogni numero doveva durare due anni.
Mio nonno, primo Legato: un anno per numero.
Mio padre, secondo Legato: due anni per numero.
Io, terzo Legato: tre anni per numero?
Quale fu il primo numero che notai?
Il 7, nel 2006.
Nel 2010, vi era il 6 che diventava 5.
Il 6 poteva essere comparso nel 2009, secondo la mia teoria.
2012, cinque. La morte di Akai.
Presente, 2015. 4.
Combacia.
Mi bastano due rapidi calcoli per capire la data ultima di tutto ciò.
2027.
Ringraziai mio nonno, prima di tornare nel presente, per poi andare nuovamente nel futuro. Anno 2027.
Un’immagine già vista.
Rividi quella tomba, quel cimitero, quella pioggia. La stessa immagina che vissi tempo fa. Pensavo di trovare l’altro me compiere le stesse azioni, ma non c’era. Non eravamo in un episodio di Ritorno al futuro. Quando io viaggio, mi fondo col me del futuro per abituare il presente. Senza stravolgere il continuum temporale.
La lapide non era ancora rovinata dal fulmine. La cercai attentamente, avrei avuto alcuni dettagli.
E li capii. Capii che avevo sbagliato TUTTO.
La lapide c’era. Ricordavo vagamente un “Legato” ed un “2027”.
NO.
Il fulmine aveva depistato le mie tracce.
Il nome era Seiryn Legato.
La data era 1990-2021.
Il fulmine aveva modificato l’1, facendolo diventare un 7.
Numeri simili, ma mai mi sentii più angosciato come quando rividi quella tomba.
Avevo sbagliato i miei calcoli.
Mia moglie aveva gli anni contati.
9, per l’esattezza.
Sempre se ancora mi trovavo nel 2012.
Doveva coincindere col numero 3, in effetti.
E SE AD OGNI NUMERO MORIVA QUALCUNO A ME CARO?
No, non aveva senso.
Andai nel 2021.
Fermai il mio racconto quando vidi mia figlia cominciare a sbadigliare. Sicuramente aveva molto sonno, il viaggio l’aveva stancata. Io e Seiryn l’accompagnammo fino al suo letto, dove cominciò a dormire lacrimando. Magari il suo cervello non comprendeva, ma il suo cuore capiva che qualcosa non andava.
“Allora, cos’hai scoperto?”
“Nulla, oltre quello che ti ho detto. Mio nonno vuole formare la terza parte del libro, e dice che per riuscirci ha bisogno di mio padre.”
“E cosa significa? Da quello che ho capito, non siete capaci di viaggiare nel passato, o sbaglio?”
“Precisamente. Anche se mio padre potrebbe benissimo fare un improvvisata come quella di tre anni fa, in effetti. Non lo so, è tutto così strano…voglio solo che tu non muoia.”
“Non morirò, almeno fin quando starò con te. E se dovessi morire accanto a te, allora non sarebbe per me una morte, ma un passaggio ad una vita migliore.”
Era il suo potere. Riuscire a farmi stare meglio.
Si creò un idillio meraviglioso, rovinato clamorosamente dal suono del campanello della porta.
“…non apriamo.”
Volevo fare la parte del bambino senza responsabilità. E me ne pentii. Seiryn si allontano lentamente, sorridendo, avvicinandosi verso la porta, aprendo.
Di certo, non mi aspettavo che venisse proprio lei a casa mia. Quale onore portava Seika Desyo nella mia umile dimora?
“Ciaoooooooo Akiraaaaaaaaaa!!!”
Che fossi l’unico ad essere realmente cresciuto?
“Ciao anche a te Seiryn!! Vi trovo bene!!! Come state?”
Dovevamo riempirle la testa di nozioni temporali? Non credo che ne fosse il caso. Uscì dalla nostra bocca solo un flebile:
“…tutto a posto, grazie. E tu?”
“Perfetto. Divino! Whaaaa! Una meraviglia!!!”
Lo disse mentre piangeva.
Seiryn si avvicino a lei, preoccupata per l’amica sempre solare. Per la prima volta vedemmo Seika piangere. Era uno spettacolo impossibile da pensare.
“Perché piangi, Seika? Forse Izuru…”
“No, no, Izuru non c’entra nulla. Lui è sempre meraviglioso *sigh*. Sarei andato da lui, se non fosse costantemente fuori città. Tra te e Sairyn, ho preferito venire da te con la quale ho stretto di più. E poi Akira è più saggio di Seyo!”
Era il suo più grande potere. Essere felice anche nella tristezza più assoluta. Penso che un umano, raggiunto questo, possa poter esclamare di “essere arrivato”, qualunque fosse il suo traguardo.
“E allora chi, Gikam?”
“No, lui ormai mi ha dimenticata, attorniato dalle sue “Gikambine”, come le chiama lui. No, no. È qualcosa che non vi ho mai detto. Date un’occhiata a questo.”
Prima di darci una busta, Seika aggiunse una frase.
“Per questo, sono venuta da voi e non da Seyo.”
Aprii la busta. Cominciai a leggere.
“Mi hanno rilasciato, finalmente. È da molto che sono dentro. Scusami se ti ho mentito sulla mia incolumità, in realtà non mi sono mai suicidato in prigione. Ho conosciuto un uomo, che si fa chiamare Legato. Ho fatto dei viaggi incredibili con lui, mi ha fatto capire molte cose. Non ti chiedo di credermi, ma almeno di comprendermi. Verrò tra una settimana, se le condizioni sono favorevoli. Con amore, il tuo papà.”
? Seika aveva un padre?
“Avevi un padre in prigione? Che a quanto pare ha avuto a che fare con mio nonno…scusami, non dovresti essere contenta che lo rilasciano? Per quanto possa essere spregevole l’azione che ha compiuto per farlo andare in prigione, l’amore di una figlia dovrebbe superare tutto ciò, no?
“…”
Cominciò a singhiozzare. A volte dovrei tenere la mia bocca chiusa. Sembra che stesse ricordando qualcosa di impossibile da condividere.
“Mio padre…anzi no, quel mostro…uccise mia madre quando avevo cinque anni, di fronte a me…e mi ha…mi ha…molte volte…lui era forte…e io non riuscivo ad oppormi…whaaa!”
Cadde in ginocchio con le mani sulla testa. Cominciando a piangere molto più forte. Era ovvio cosa ci volesse dire, una situazione molto simile di “Mary” dei Gemelli DiVersi. Oltre all’omicidio della madre, ovviamente.
Capii che la situazione era delicata, che era mio dovere aiutarla. Come membro del gruppo. Come amica. Come nostra mascotte. Come compagna di vita. Come sorella.
Ma in tutto questo, COSA C’ENTRAVA MIO NONNO?
[MENO TREDICI]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)
La trama si intreccia sempre più grazie anche alla comparsa di nuove vicende e nuovi personaggi che si aggiungono al racconto principale , sono curioso di vedere come si svilupperanno queste vicende.
RispondiEliminaUn pò troppo confusionaria la spiegazione degli anni con i numeri.
I vari "sogh" e "wham" sono fuori luogo e un racconto non un fumetto.