Pioveva. Una lunga tormenta si era abbattuta, in quella città, ormai da tempo. Avevo dimenticato la dolce ristorazione di un giorno rischiarato dalla luce del sole. Non sembrava più neppure una città. Ma il covo delle tempeste.
Come un degno emule di Utada, presi il treno con le mie fide cuffie. La macchina era, come al solito, in mano a mia moglie. Non c’era verso di usarla quando ne avevo realmente bisogno. Anche se, a conti fatti, non avevo più bisogno.
Finalmente arrivai fuori città. Quella strada sembrava infinita. Saranno stati pochi metri, ma la mia stanchezza indicava chilometri. Acquistai un giornale. Era da molto che non vedevo una data inferiore al 2020. Era da molto che non vedevo la data del presente. Diedi un occhiata rapida alle notizie, ma nessuna mi colpì particolarmente. Gettai il giornale in un cestino nelle vicinanze, mentre prendevo il mio cellulare che era intento a squillare. Ci stetti un po’ a cercarlo, nella mia borsa c’erano vari oggetti tecnologici, tra cui 4 iPhone e 2 iPad. Non riuscii a trovare subito quello che squillava, tra la prima categoria. Uno era riservato al lavoro, uno al pubblico, uno alla famiglia…e uno era il contatto diretto con LUI. Ma non era quello il telefono che squillava. Era quello riservato alla famiglia.
“Akira, sei arrivato?”
“Non ancora, Seiryn. Sono per strada. Tu a che punto sei?”
“Penso che tra qualche ora dovrei tornare a casa. Mi raccomando, non farmi stare in pensiero. Se il cambiamento del futuro implica la tua morte, allora lascialo com’è. La bambina è da mia sorella, giusto?”
“Sì, starà giocando con Akai. Se non fossero cugini, penso che si potrebbe combinare un matrimonio.”
“Riesci sempre a scherzare anche nei momenti più seri. Comunque, sta iniziando l’ultima lezione. A dopo, mi raccomando stai attento. Ti amo.”
“Anch’io. A dopo.”
Era una breve, semplice chiamata. Ma poteva essere l’ultima che facevo. La pioggia cominciò a decelerare, dando spazio alla mia accelerazione. Cominciai a correre. Cominciai a vedere da lontano la mia destinazione. La villa dei Legato. Dove avrei cambiato il mio futuro. Quel futuro già vissuto, sarebbe rinato.
Ma l’ospite d’onore mi fece la cortesia di non farmi attendere oltre. Lo trovai tra me e la villa. Non so se per piacere suo o per intralciarmi. Sta di fatto che entrambi avevamo lo stesso obiettivo, ma per fini diversi.
“Oh oh, guarda chi si vede se non il mio amato nipote. Sei qui per il libro, vero?”
Nel dirlo, uscì ciò che volevo. La dinastia dei Legato, parte seconda.
“Nonno, non sono dell’umore di contrattare. Dammelo.”
“Ma sì, che te lo darò. O forse no. Sai di cosa ho bisogno io. E per il mio obiettivo, servi tu.”
“No, che non lo so. Mi hai sempre dato frasi incompiute. Nonno, non sono qui per giocare. Devo cambiare quel futuro.”
“Esattamente come me. Comincio a sospettare che tuo padre sia stato l’unico della famiglia ad avere un po’ di buonsenso. O forse, era solo l’unico idiota.”
Scattai verso di lui. Arrabbiato.
“Ti alteri quando ancora toccano il tuo vecchio? Dopo quello che ti ha fatto? Dopo che ti ha nascosto la verità? Dopo che proferiva solo parole criptiche? No, non puoi biasimarmi. Non puoi dirmi che, nonostate tutto, lo amavi.”
“I miei sentimenti non sono affari tuoi. Comunque, ho una domanda. Perché non hai bruciato la seconda parte, come hai fatto con la prima?”
“Semplice. Perché qui c’è scritto qualcosa che devi sapere. Qualcosa che ci permetterà di comporre la terza parte.”
“Terza? C’è una terza parte?”
“Sì, nipote. Ed è quella che cerco. E per far sì che quella parte venga alla luce, ho bisogno dei poteri delle ultime tre generazioni di Legato.”
“!!! Questo vuol dire che…”
“Sì. Vuol dire che mi serve tuo padre. E per arrivare a tuo padre mi servi tu. Quindi, prendi questo libro e impara a controllare l’effetto farfalla. Io ti attenderò.”
Mi ritrovai col libro nelle mani. Minuscolo, esattamente come la prima parte. Mi sembrava di essere caduto in una sorta di tranello…ma non vi era un tranello. Non sapevo il suo obiettivo, ma a quanto sembra i mezzi per ottenerli sono simili ai miei.
“Ora farò un salto nel 2030, magari trovo qualcosa. A proposito, non provare a fare scherzi strani, tipo bruciare quel libro o rifiutare di aiutarmi. Ormai il tuo conto alla rovescia sta scadendo. Quindi, aiutami e tutti saremo contenti, giusto?”
“Tsè. Ma non ho altra scelta. Quindi, per adesso, siamo colleghi. Ma ricorda: prima di darti ciò che vuoi, devi dirmi cos’è che vuoi. Sei pur sempre un assassino. Lo sei stato in passato, lo sei adesso e lo sarai in futuro.”
“Certo, certo, non ti preoccupare. Ora torna a casa. Ho accelerato un po’ il tempo, tua moglie tornerà giusto quando rincaserai tu. E poi non dire che non ci penso a te. Ah ah ah!”
Detto questo, scomparì. Mi voltai percorrendo la strada al contrario. Un altro telefono squillò. Quello riservato al lavoro.
“Akira, sono io, Revoruc. Hai intenzione di confermare le parole che mi hai scritto nel messaggio di ieri?”
“Sì. Cambia tutto. Akira Farey non esiste più. In ogni cd, deve apparire Akira Legato. Mentre per Seiryn puoi mantenere il cognome da nubile.”
“Ok. Per il cd che sta per uscire…chi ci pensa alla dedica per il signor Akai?”
“Le figlie, io e Seyo. Penso che domani ci incontreremo, e ti faremo sapere. Grazie, Rev. A domani.”
“Di nulla, Akira. A domani.”
Posai l’iPhone nuovamente nella borsa. Chiusi gli occhi per trenta secondi, poi li riaprii. Non ero proprio a casa, ma ci ero andato molto vicino. Col teletrasporto avevo ancora dei problemi, forse perché oltre che piegare la linea temporale dovevo piegare pure quella spaziale. Ma l’importante è aver risparmiato la strada.
Prima di arrivare a casa, comprai un altro giornale. In questo, c’era l’articolo che mi interessava.
Arrivai a casa molto prima di Seiryn. Il nonno aveva fatto male i suoi conti. Entrai nella mia stanza, chiusi la porta a chiave, dopodichè la piegai. Non nel senso di piegarla, ma di trasformarla. Nella sua corrispettiva stanza del 2100. Era il luogo più sicuro dove mettere i miei appunti, tanto la casa era abbandonata. Mi avvicinai nel muro dove tenevo appese tutte le notizie, e appesi pure quella che mi interessava dal giornale di oggi, 3 gennaio 2015. Ossia, che il leader dei Trespasser cambia cognome. La posizionai giusto a destra della foto che rappresentava l’evento che mi costrinse a fare quel lungo viaggio fuori città: una foto di Seiryn, morta, con un buco sullo stomaco. Controllai gli articoli, dopodiché tornai nel presente. Seiryn e mia figlia erano tornate. Asciugarono i loro piedi bagnati nel tappeto, dove io vedevo un fiammeggiante 4 coprire l’intero ingresso. La mia bambina non aveva idea di quello che avrebbe visto, per il solo fatto di essere mia figlia. Il suo futuro era già scritto. Toccava a me cambiarlo.
[MENO QUATTORDICI]
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)
Sei ritornato alla grande, ottimo ritmo , ls storia si preanuncia interessante.......penso che questi nuovi capitoli saranno più carichi di suspence e azione, continua così!!!!!
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