[Primo gennaio 2011.
In un quartiere limitrofo a Tenkaichi Village, dentro una casa, si festeggia un compleanno.
Un signore anziano che sembra festeggiare con due poliziotti.
Spegne delicatamente le candeline raffiguranti il numero 72. Era ormai diventato vecchio, la forza che aveva in passato l’aveva persa.
Avrebbe detto un esterno.
Mentre si alza, urta involontariamente il tavolo, facendo cadere supini due poliziotti.
Privi di vita.
Sanguinanti.
Il vecchio, ridendo, prese il suo mantello bianco con l’ideogramma dei Legato urlando ai due poliziotti senza vita che non avrebbe passato un secondo di più in prigione.
Ritorniamo alla narrativa di Akira.]
Ci svegliammo così come ci eravamo addormentati, eccetto il signor Akai che era già andato via. Non avevo idea di dove fosse andato, di certo non al lavoro il primo gennaio. In me sentii il desiderio di andare a cercarlo, ma non volevo alzarmi rischiando così di svegliare la meravigliosa creatura che poggiava delicatamente la sua testa nel mio petto. Anche se, a conti fatti, volevo alzarmi sul serio. Quindi cominciai a chiamarla pian piano. Anche perché già erano le 15.
“Seiryn…Seiryn…sveglia…è tardi…sveglia…E SVEGLIATI!!!”
Non sono mai stato famoso per la mia pazienza, anzi Seiryn con tutta la sua pacatezza mi ha calmato parecchio. Anche se non abbastanza.
Quell’urlo svegliò tutti i presenti. Penso che una persona normale si sarebbe sentita in colpa, io invece diedi a loro la colpa della loro pigrizia.
Bisogna sempre trovare il modo di girare a proprio favore la situazione.
Si svegliarono tutti, eccetto Seika che fingeva ancora di dormire nelle braccia del suo amato Izuru. Che si alzò di scatto appena vide l’orario, facendo cadere la nostra povera pianista rovinosamente a terra. Meno male che cadde di testa. Se fosse caduta rovinandosi le mani, avrei ucciso personalmente Izuru.
“WAAAAA MA È TARDISSIMO!!! Ma tuo suocero perché non mi ha svegliato! Tra un’ora parte l’aereo per l’America!!! Non arriverò mai in tempo! Seika, dammi una mano a…”
Mentre Izuru faceva il suo disparato elenco di cose da portare in America, io e Seiryn cominciammo a parlare dei propositi del nuovo anno, e del suo compleanno. Tra quattro giorni sarebbe diventata una ventunenne. In questo paese, diventare ventunenni vuol dire diventare maggiorenni. Vuol dire potersi sposare. Seyo aveva già data e tutto. Io ne avrei parlato con Seiryn non appena fosse diventata maggiorenne. Fino ad allora, avrei resistito.
Izuru se n’era andato, Seika cominciò a suonare una triste melodia che fece calare una depressione eterea sul gruppo. Gikam, di contro, cominciò a suonare una base jazz come accompagnamento. Cominciai a pensare di essere in mezzo ai pazzi.
Dimenticando che il pazzo per eccellenza ero io.
Nel frattempo tornò il signor Akai. Aveva con sé alcune buste della spesa. Viva gli uomini single casalinghi, direbbe una donna quarantenne.
Mangiammo noi 7, come un’allegra famiglia.
Anche se la mia famiglia biologica era morta, potevo vantare di avere una famiglia musicale che amavo, e che mi amava.
Il signor Akai comprò del Sushi di pregiata fattura per festeggiare la conclusione del tour, oltre che per il compleanno del genero e della figlia, anche se anticipatamente.
Mentre eravamo in procinto di assimilare quella prelibatezza per il palato, il signor Akai cominciò a parlare di lavoro. Questo non ci impedì di mangiare contemporaneamente, dando vita ad un pranzo degno dei peggiori animali dei quartieri malfamati. Come quel quartiere vicino al mio.
“Allora, ragazzi, per prima cosa volevo dirvi che siete stati bravissimi. Non dico chi è stato il più bravo perché le mie figlie mi ucciderebbero seduta stante AH AH AH!”
Dopo questa risata, dovemmo aspettare circa cinque minuti perché il signor Akai rischiò di affogarsi col sushi. Dopo averlo riportato alla vita, continuò il suo discorso, cercando di non ridere più.
“Grazie mille, ragazzi, vi devo la vita. Dicevo, che il tour è stato meraviglioso. Non ero così soddisfatto di qualcosa o qualcuno da molto tempo. Spero non vi dispiaccia se vi dico che sarebbe meglio che nel 2011 ci fermiamo.”
Ciò che temevo.
“Sairyn si sposa tra un mese e mezzo, e penso che anche l’altro mio angioletto dopo aver raggiunto la maggiore età penserà al matrimonio. Sarebbe meglio riposarsi e pensare alla vita privata. Nel frattempo, di certo non saremo inattivi. Possiamo diventare più bravi nel nostro lavoro. Possiamo scrivere i testi. Soprattutto tu, Akira. Se è vero che il punto di forza di questo tour è stata la coverizzazione di Show me love, la prossima volta il punto di forza sarà una nuova canzone scritta da te che segnerà la storia del Paese e del mondo.”
Il signor Akai credeva in me. Forse anche più di quanto io stesso credessi in me stesso.
“Se vi doveste preoccupare del fatto che per un anno non guadagnerete nulla, non vi preoccupate. Sono arrivati i guadagni del tour. E sono numeri da capogiro. Questo è l’assegno per ognuno di voi, ovviamente diviso in parti uguali.
Questo, invece, è la fattura totale. La do’ a te, Akira. Sei tu, in fondo, il leader del gruppo.”
Non avevo mai chiesto quanto costava un biglietto per il nostro concerto. Scoprii che costava 3.500 Yen, poco più di 30 euro. Abbiamo avuto la media di 300 persone a serata. TRECENTO PERSONE. Urka. Il calcolo sotto parlava del costo di una singola serata. Veniva un valore arrotondato di 1.050.000 Yen. Più di un milione di Yen. A serata. Circa 9.500 euro. Dato che abbiamo fatto venti tappe, il totale lordo è stato di 21 milioni di Yen, ossia circa 190 mila euro. Di questo dovevamo togliere il 10% per varie spese passate e presenti. 2.1 milioni di Yen da togliere. Rimanevano 18.9 milioni di Yen, ossia poco più di 170 mila euro. Il nostro guadagno netto. Il signor Akai lo divise per 6 persone, il che equivaleva a 3.150.000 Yen a testa, ossia circa 28.000 euro. Mi chiesi come faceva il signor Akai ad aver già i soldi se erano passati solo due giorni dalla fine del tour. Capii molto dopo che in realtà i soldi li aveva anticipati lui, per farci passare meglio quei giorni e non farci preoccupare all’avvenire. Oltre la spesa, quel giorno il signor Akai prese la fattura del tour e si fece fare un prestito. Non capivo il perché di quel gesto. Ma neppure me lo chiesi, lui aveva deciso così ed era un suo diritto il mio rispetto per quella decisione.
Il compleanno di Seiryn non si fece attendere. Passammo un’altra giornata allegra, spensierata. Non pensai più al mio potere di viaggiare nel tempo, anche perché non s’era più manifestato. Forse non mi importava più di tanto. Seyo era sempre più vicino al matrimonio, aveva deciso pure gli invitati. I testimoni, ovviamente, eravamo io ed il gruppo. Suo fratello sarebbe appositamente sceso quel giorno per celebrare il giorno più felice della famiglia. Anche Seika sperava, un giorno, di sposare un Karasu.
L’allegria dei primi 11 giorni di Gennaio sparì il 12.
Dato che ero in pausa mentale, pensavo di allenare almeno il corpo. Mi ero riposato troppo negli ultimi mesi, ed era giunto il momento di riprendersi. Ricominciai ad andare in palestra. Abbandonai il Karate quando entrai all’università, ma tengo ancora fiero la mia cintura marrone quelle volte che uscivo. Prima o poi sarei tornato nel dojo a passare l’ultimo grado.
Cominciai la mia solita corsa intorno al quartiere, ma quel giorno decisi di espandermi un po’ di più, corsi fino all’isolato accanto. Superai il supermercato, la profumeria, il gelataio. Fui tentato di fermarmi al CD store, ma non potevo interrompere la corsa.
Ultime parole famose, perché poi la interruppi ugualmente arrivato al cimitero.
Vidi il signor Akai posare dei fiori su una tomba. Decisi di avvicinarmi a vedere chi stava omaggiando.
Che domanda ridicola.
Vidi il nome “Jun Shiteru” seguito dai numeri “12/10/1963-12/1/1994”
Una vita stroncata a 30 anni. Dev’essere dolorosissimo per un marito e due figlie piccole, andare avanti con il vuoto di una madre dentro sé. Il signor Akai cominciò a parlare. Decisi di interrompere la corsa e di stare ad ascoltarlo.
“Il gruppo si era appena sciolto, tuo padre era ripartito in Italia e io vivevo solo coi soldi rimasti dalle vendite del nostro ultimo cd. Non avevo una casa, non avevo un luogo dove stare. Vivevo insieme a tuo padre in un piccolo casolare, ma quando se ne andò l’affitto scadde e non arrivai a rinnovarlo. Ero solo e abbandonato, ricordo che mi addormentai sotto un ponte. E Jun mi svegliò.”
Il signor Akai cominciò a piangere. Era la prima volta che lo vedevo lacrimare.
“Mi chiese cosa mi era successo. Era una fan degli Slashion. Ricordava ogni canzone, soprattutto quelle scritte da me. Mi portò a casa sua, da suo padre, che era un discografico. Cominciammo a parlare di varie cose. Mi insegnò il mestiere. Morì neanche un anno dopo. Nel frattempo io e Jun ci innamorammo e ci sposammo, dando alla luce Sairyn e Seiryn.”
Il pianto cominciò a diventare un singhiozzo.
“Era il dicembre del 1993 quando le fu diagnosticata una malattia incurabile per il suo fragile corpo. L’unica cura sperimentale era in Italia, dove fu trasferita insieme a Sairyn e sua madre. Io rimasi qui, non potevo lasciare il lavoro che suo padre mi aveva faticosamente trasmesso. In più, dovevo badare a Seiryn. Magari per Sairyn, avendo già cinque anni, stare con la madre era la cosa migliore, anche se in fin di vita. Mentre Seiryn aveva appena 3 anni. Anche se era parecchi legata alla madre, vederla soffrire sarebbe stato per lei un peso troppo grande.”
Il signor Akai sembrò calmarsi. Si asciugò le lacrime e riprese a parlare.
“Il giorno del quarto compleanno di Seiryn, mi arrivò la chiamata definitiva. Mia moglie aveva solo una settimana di vita. Lì, dovevo scegliere. Andare in Italia con Seiryn facendo stare malissimo mia figlia dopo la sua morte, oppure rimanere qui e far vivere la bambina normalmente. Vigliaccamente, decisi la seconda. Parlai con mia moglie per telefono l’11, tutta la notte. Pensavo di aver esaurito tutte le mie lacrime, quel giorno. Invece ne avevo ancora qualcuna, per te.
“Mi scusi, ma…perché le sue figlie non sono qui?”
“Seiryn non ricorda nulla della madre, mentre Sairyn ha ricordi confusi. Non sanno quando è morta e non mi pare giusto avvisarle e farle ricordare una volta l’anno questo grande vuoto che provo io”
Da un lato, era una decisione d’onore. Dall’altra, era una fuga dai problemi.
Abbracciai il signor Akai, quel signore che scherzava sempre, quel mio secondo padre. Aveva bisogno di amore, quello che avevamo portato nella sua vita. Forse per questo era sempre premuroso nei nostri confronti.
Tornai a casa. Pensai che anch’io dovevo affrontare l’appuntamento coi miei morti.
18 giorni dopo, chiesi esplicitamente ai miei amici di non farsi sentire dalle mie parti per tutto il giorno. Per me il 30 gennaio era un giorno particolare. Ogni anno ricordavo i miei leggendo il libro che mi avevano lasciato, quel libro che ogni anno mi incoraggiava. Se non fossi stato pieno di impegni, magari avrei avuto incoraggiamenti maggiori leggendolo ogni giorno.
Dopo pensai che era solo una scusa, che avevo tutto il tempo libero che volevo.
Come ogni anno, leggevo tre capitoli casualmente.
Anno nuovo, vita vecchia.
Prima di leggere, chiedevo al Signore di guidarmi nella lettura, di aiutarmi a capire quello che leggevo. Non volevo che fossero solo parole. Volevo sentire un’amore dentro me. Volevo che non fosse una lettura morta.
Aprì quel libro, dopo un buon quarto d’ora di preghiera unita al pianto.
Forse troppo violentemente.
Cadde una piccola busta. Una busta che era rimasta dentro quel libro per 5 anni. Trovai molto strano che non l’avevo vista per tutto quel tempo. Cominciai ad osservarla. Sul retro vi era scritto Eredità.
Eredità. Ricordo questo momento.
Sognai 5 anni fa di ricevere una busta con scritto Eredità.
Nulla era lasciato al caso.
La aprì. Pensai che, forse, avrei dovuto aprirla molto tempo prima.
Cosa mi avevano lasciato i miei, di così importante?
Un foglio di carta. Che non arrivai a leggere.
Il paesaggio circostante intorno a me cambiò. Il foglio mi cadde dalle mani, e scomparì insieme al paesaggio.
Ancora pioggia. Parecchio pesante.
Era la prima volta che capivo quando finiva il presente ed iniziava il futuro. Almeno, pensavo, facevo progressi.
Riconobbi subito il luogo nella quale ero capitato. Era il cimitero. Certo che sotto la pioggia battente, era completamente diverso.
Camminai un po’ cercando indizi, finché un fulmine non colpì una tomba rovinandola. La osservai.
Inorridì.
Era rimasta solo una parola visibile, ed un numero appena sotto.
“Legato” e “2027”
Ero abbastanza avanti nel tempo. E qualcuno che conoscevo era morto. Potevo essere io. Poteva essere Seiryn, come nella mia visione. Rifiutai quel futuro, ma forse mi conveniva affrontarlo.
FINE NONA PARTE.
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)
Primo ha leggere......la suspence aumenta. non vedo l'ora di scoprire chi è il vecchio....
RispondiElimina1 – “Seiryn…Seiryn…sveglia…è tardi…sveglia…E SVEGLIATI!!!” Sembra un film comico di quart’ordine all’italiana
RispondiElimina2 – Non si inizia una frase con il “Che” riferito al soggetto del periodo precedente
3 – Ahahah! Mai vista gente così… fare cadere a terra per svegliarsi 2 secondi prima…
4 – Meno male che cadde di testa?? Ahahah, continua il film comico. Beh immagino sia un effetto voluto per stemperare il tono iniziale
5 – Cioè un amico sta per perdere un volo intercontinentale… e quei 2 si mettono a parlare dei propri fatti?
6 – L’immagine di Seika che suona la melodia triste è già bella. Gikam che le va dietro con un ritmo jazz da il tocco in più ad una scena davvero ad effetto.
7 – “Questo non ci impedì di mangiare contemporaneamente, dando vita ad un pranzo degno dei peggiori animali dei quartieri malfamati.” Sine verbis
8 – Caspita, Akai crede proprio in Akira. Segnare la storia del mondo… un tantino presuntuoso già il solo pensarlo. Quelli che hanno davvero segnato il mondo non avevano preventivato di farlo.
9 – QuestA è la fattura totale…
10 – Non credo che in un gruppo si dica “sei tu il leader del gruppo”. Lo si sa è basta e ci si comporta di conseguenza.
11 – Il conteggio dei ricavi del concerto lo trovo assolutamente campato in aria.
12 – Anche tu inizia a farti qualche concessione ai dettagli eh?
13 – C’è bisogno di ricordare la regola dei verbi di terza coniugazione?
14 – Certo se non fosse un racconto fantastico… il fulmine che ti indica la tomba potrebbe apparire come un espediente narrativo piuttosto forzato.
Comunque sono solo miei pareri. E segnalazioni di errori veniali. Per il resto sai che il racconto mi piacere e che come tanta altra gente ormai, aspetto con ansia il continuo.
Vai avanti Mr. Farey!
1.creatura che poggiava delicatamente la sua testa nel mio petto. SUL mio petto!(detto così è una citazione alla mamma di M.L. “resta qui in del nel mio peeeetttooo…e ascotta tutte le palpitazioniiii” ahahah
RispondiElimina2.il modo di svegliare Seyrin deve un tributo a “sveja sveja sveja” dei tre biondi di qualke campeggio fa?
3. Bisogna sempre trovare il modo di girare a proprio favore la situazione. SUBLIME!
4. Meno male che cadde di testa. Se fosse caduta rovinandosi le mani, avrei ucciso personalmente Izuru. AH AH AH (qua si ke ci vuole il signor akai). Ma che vuol dire????XDXD E se, cascando di testa, perdeva le facoltà intellettive o motorie? Se si paralizzava? Se si scordava cm si suonava il piano? xD
5.I like eterea!
6. Viva gli uomini single casalinghi, direbbe una donna quarantenne. Citazione di ki???XDXDXDXD
7. dando vita ad un pranzo degno dei peggiori animali dei quartieri malfamati. Citazione compleanno seby per caso? Che vergogna!XDXD
...a un certo punto mi sono immedesimata tr nel racconto per notare eventuali errori..continua ...step by step! aspettando il decimo...-.-