And you are...
You're exceptional
The way you are
Don't need to change for nobody
You're incredibile
Anyone can see that
When will you believe that?


mercoledì, dicembre 01, 2010

Un futuro già vissuto, prima parte: l'inizio della fine

Pioveva. La strada aveva tutto un altro aspetto, vista sotto un cielo nero e azzurra piogga scendente. Camminavo, coperto solo da un cappuccio integrato ad un impermeabile. La pioggia insistente riusciva a superare quella mia misera protezione, arrivando al punto da farmi cominciare a correre verso casa. Era stata una lunga giornata, difficile, e la pioggia non mi aiutava. Amavo la pioggia, ma in quel preciso istante la odiai con tutto me stesso.

Impiegai un minuto buono d'orologio per trovare la chiave dell'appartamento. Da quando i ladri hanno rapinato il mio vicino tengo due serrature. Non che sia pieno di valori, si intende. Però tengo ai miei ricordi. Persino il regalo più brutto può scatenare il ricordo più bello.
Una volta dentro, cominciai ad asciugarmi. Pensavo di farmi una doccia, quanto meno. Non sono il tipo che si lava spesso, ma quell'acqua piovana mi aveva reso pesante. Veramente pesante. Sembrava che mi avesse appesantito il cuore, anche se forse la colpa fu della corsa. Ma i miei piani furono rinviati. Il telefono di casa squillò. Era Seyo. Cosa voleva da me? Eppure, ci eravamo appena visti.

Ero indeciso tra il rispondere ed il riattaccare, in fondo non penso che mi dovesse dire qualcosa di nuovo, dopo le due ore che stiamo stati insieme. Ci ritrovavamo, ogni tanto, a parlare di lavoro, a parlare delle nostre fidanzate, che sono sorelle, a parlare del nostro futuro. Quella serata era stata più intensa delle altre, abbiamo parlato molto del nostro interiore. Eppure, voleva chiamarmi. Perché? Se fossi entrato nella doccia ignaro del motivo avrei avuto un dubbio per tutta la vita. No, preferivo risolverlo. Presi il telefono.

"Pronto? Casa Farey."
"Akira, sono io, Seyo."
"Sì, lo so, c'è scritto. Hai dimenticato di dirmi qualcosa, prima?"
"No, io nulla. Hai dimenticato il tuo quaderno qui a casa mia. Volevo portartelo, ma so quanto ci tieni e con la pioggia rischiavo di bagnarlo. Come dobbiamo fare? Lo prendi ora o domani?"

Già, il mio quaderno. Tutte le canzoni del nuovo album sono lì. Anche Seyo fa parte della band, anzi, è la voce primaria. Ma i miei testi, le mie opere, la mia vita, è tutta in quel quaderno. Non so come reagirei se si dovesse perdere o smarrire. Molte volte pensavo di dover fare un backup, ma poi, preso dai pensieri e dagli impegni lo dimentico. E poi succedono cose simili, che mi fanno pentire dell'essere un pigrone.

"Grazie mille, amico. Lo verrò a prendere appena finirà di piovere. Dalle nuvole, sembra che durerà altre 3 ore circa."
"Sicuro? Sono già le undici...sicuro di voler uscire alle 2?"
"Non ti preoccupare, se però hai intenzione di dormire per me non ci sono problemi, passo domani."
"Dormire? Io? Sai benissimo che prima delle 4 non tocco il letto...devo esercitarmi almeno tre ore con la chitarra prima di assimilare il tutto con il sonno"
"Ok, allora dopo passo. A dopo, amico."
"Ok Akira, a dopo. Ciao."

E così si chiuse quella chiamata tra amici e colleghi. Non so perché gli dissi che sarei venuto io. Poteva anche venire lui, a conti fatti. Sairyn sicuramente tornerà prima delle 2, con la macchina, mentre la mia ragazza è fuori città con la mia. Boh, forse è stato un gesto istintivo. Conscio di quello che sarebbe successo dopo. Che avrebbe cambiato la mia vita.

Era l'1 e mezza quando cominciò a piovere in maniera più leggera. Decisi di unire la corsa ad un po' di allenamento motorio, l'aria non era così fredda da impedirmi di muovermi. Da impedirmi di pensare. Presi il mio lettore preferito con le cuffie adatte per la corsa, e uscì. Forse, sarebbe stato meglio avvisare Seyo che partivo. Ma ormai, ero fuori, il cellulare era scarico, gli avrei fatto una sorpresa arrivando prima.

Ma così non fu.

Arrivato a metà strada, notai vari rumori nella seconda traversa di Tenkaichi Street. Una luce abbagliante. Il rumore sembrava che lo riconoscessi, sembrava quello di una macchina che brucia. Non so perché, forse per via della luce, ma la strada dietro me sembrava stringersi. Mi avvicinai pian piano alla macchina in fiamme. Nonostante non fossi mai stato un tipo curioso, qualcosa mi attirava. Forse il secondo suono che sentivo. Era il primo successo della nostra band, "Saikyou". Non era strano sentirlo da una macchina, dato il successo che aveva avuto. Ma questo mi attraeva sempre più.
La vista, era attratta dalla luce. L'udito, dalla musica. L'olfatto, dall'odore di bruciato. Il tatto, da ciò che avrebbe toccato una volta arrivato nella macchina. Il palato assaggiava delicatamente e pacatamente l'aria pesante che c'era. Tutti i miei sensi erano attirati da quella situazione. Persino il famoso sesto senso.

Arrivai alla macchina, dopo un viaggio che da lontano non mi sembrava così lungo. Notai subito qualcosa di strano. C'era solo la macchina in fiamme. Nè polizia, né vigili del fuoco, né spettatori. Ero solo vicino a quel rottame avvolto dalla materia più riscaldante che esista in natura. Stavo per andarmene, quando un flebile grido uscì dalla macchina.

"...à....ami"
"? Cosa?"
"...à....tami"

Non capivo la prima parola, ma la seconda era chiara. Qualcuno, da dentro la macchina, chiedeva il mio aiuto.

"...à...iutami!"

Mi lanciai verso la macchina, aprì la portiera di colpo e tirai fuori il corpo senza vederlo. Quando lo vistì inorridi. Non riuscì a fermare il sudore, le lacrime, i pensieri. Non solo per lo schifo provato per via del sangue, di cui quel corpo era pieno. Ma perché davanti a me avevo la mia Seyrin, piena di sangue, ma calma. Respirava affannosamente, ma era calma. Poi aprì gli occhi. Marroni. Chi era quella donna? Seyrin ha sempre avuto gli occhi verdi. Poi di colpò lei svenì. Non respirava più. Cominciai a gridare il suo nome più forte che potevo, cominciai a piangere sempre più forte. Cominciai a perdere i sensi dietro di lei.

Poi mi rispose.

Mi chiese perché urlavo il suo nome, dalla mia camera da letto. Capì al volo che avevo fatto un brutto sogno che la riguardava, e mi chiese di raccontarglielo. Io glielo descrivetti come meglio potei fare, dopodiché si alzo, mi diede un bacio sulla fronte e mi suggerì di lavorare meno, per far fronte allo stress. Allora, forse, cominciai a comprendere. Era un incubo. Ma se lo era, perché ero vestito allo stesso modo di quando uscì per andare a casa di Seyo? Quand è che mi sono addormentato? QUAND È INIZIATO IL SOGNO? QUAND È FINITA LA REALTÀ?

La risposta, l'ho saputa nel peggiore dei modi.

FINE PRIMA PARTE.
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)

4 commenti:

  1. è SPETTACOLAREEEEEE...mi ci sono appassionata! Più leggevom più dicevo -non può averlo scritto stefano!(non perkè abbia poca stima d te, ma mi sembrava roba tr raffinata per essere di uno sconosciuto nel settore...[penso sia un complimento...informati in giro però xD])..cmq più leggevo più ripetevo non può essere...poi leggo -materia più riscaldante- e -lo visti-(per -lo vidi-)..alchè capì che solo uno, lo stesso che a suo tempo inserì la parola SUPPORTO in una canzone ..famosa, poteva aver scritto quella storia...(poi yho ricevuto altre varie conferme)XD bravo step

    by -.-

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  2. wow stefano...ma certecose da dove ti vengono?cmq...vogliamo la seconda parte u.u xD

    by luigi russo

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