Pioveva. Sembrava che non volesse mai finire, tutto giorno 2 è stata una continua pioggia. Ma non solo all’esterno, pure l’interno. Il mio cuore ormai era una pioggia perenne.
Riuscii a superare la morte dei miei genitori grazie alla musica, grazie alla mia ragazza, grazie al mio gruppo. Ogni anno, per commemorarli, leggevo un capitolo di quel libro che mi avevano lasciato. Il 30 gennaio si avviciniva, questa volta erano 5 anni.
Forse il troppo pensare mi aveva fatto male.
Mi alzai, e vidi Seiryn intenta a cucinare. Nonostante le credessi, controllai di persona se era veramente il 4. Dapprima controllai il calendario, poi controllai il telefono, poi il televideo. Controllai pure l’angolazione del sole, sul come sorgeva. Non c’erano dubbi, era il 4. Avevo perso un intero giorno. Come, non lo sapevo ancora. Cominciai a parlare con Seiryn, dato che volevo chiarimenti.
“…buongiorno. Fatto buon viaggio?”
“Oh! Finalmente ti sei svegliato! Hai intenzione di raccontarmi cosa hai sognato di terrificante, per urlare il mio nome a squarciagola?”
Già, l’incubo. La sosia della mia ragazza mezza morta dentro una macchina. Provai a raccontarglielo in maniera poco dettagliata, giusto per non dirle che prima di quella visione ero per strada.
“Wow, certo che la tua mente di certo non sta mai ferma. Ma a proposito, mi sai dire come mai sei andato a dormire vestito?”
Passaparola. Speravo me lo dicessi tu.
“Non so…ho un vuoto di memoria, abbastanza grande…”
“Non avrai ricominciato a bere, spero?”
Brutto tunnel, quello dell’alcool. Dopo la morte dei miei cominciai a bere per tre mesi. Se non fosse stato per Seyo e Seiryn, non so dove sarei andato a finire.
“No, no, quale bere…ti ho promesso che non avrei più bevuto…solo, non riesco a ricordare…tu quando sei tornata?”
“? Ma dici seriamente? Sono tornata ieri pomeriggio! Ti ho consegnato la macchina appena sono tornata in città, e poi sono andata a casa per stare un po’ con mia sorella e mio padre! Ma davvero non ricordi?”
COSA MI STAVA SUCCEDENDO?
“Scusami, ma non…ricordo solo che stavo andando a casa di Seyo a riprendermi il quaderno degli appunti…a proposito, dov’è il quaderno?”
“Lì, nel solito posto”
Diedi un’occhiata veloce per accertarmene. Era proprio lui.
“Senti, Akira…sai che mi preoccupo per te…non starai lavorando troppo? A volte dormi pochissimo…ripassi le tappe dei concerti ogni giorno per parecchie ore al giorno, scrivi e componi fino a notte fonda…quando andavi all’università lavoravi la metà di adesso!”
“No, non penso che sia questo…solitamente, capisco di aver raggiunto il limite quando la mia testa comincia a farmi male…invece, non so, sembra qualcosa di differente…parliamo un po’, ti va?”
“Certo che mi va! Come dice quella cantante inglese, io sono nata per renderti felice!”
“Allora, com’è andato il viaggio? Hai imparato bene l’inglese?”
“Ha ha ha!”
Una risata molto antipatica. Questi erano i momenti in cui capivo che era la figlia di Akai.
“Se volessi non capiresti neppure la differenza che c’è tra me ed un inglese!”
“Dai dai, raccontami tutto”
“Allora, sono arrivato giorno 1 di sera a casa del maestro, e…”
Lei continuò a parlare, ma io la ascoltai relativamente. Anche se mi ero abituato alla sua presenza, continuava a rimanere bellissima.
“…e quindi sono tornata ieri pomeriggio, e t’avevo detto che stamattina sarei venuta”
“Sembra che ti sei divertita. Al live faremo un successone!”
“E tu, che mi racconti?”
“Beh, dato che tu e tua sorella non c’eravate, io e Seyo ieri…cioè, l’altro ieri, ci siamo incontrati e siamo rimasti fino a tardi. Poi ha cominciato a piovere, questa pioggia che è da tre giorni ininterrotta che continua”
“Veramente ieri non ha piovuto”
“…”
“Dai, continua!”
“…sono tornato a casa, però ho notato che mi mancava il quaderno, quindi sono uscito per andare a casa di Seyo…poi il vuoto assoluto.”
“Perché non chiami a Seyo per sapere cosa è successo? Magari lui ricorda qualcosa?”
In realtà ci avevo già pensato, ma avevo paura della risposta.
“A quest’ora è a lezione di chitarra. Tra un’ora andrò direttamente a casa sua, così proviamo un altro po’”
“Allora mi accompagni tu a casa e poi ti riporti la macchina?”
“No no, non c’è bisogno, farò una corsa”
“Ma sta piovendo!”
“Sai che la pioggia mi piace, non ti preoccupare. Voglio che sia tu ad avere la maggiore mobilità”
“Ok…grazie…tra dieci minuti parto…stiamo un po’ insieme, ok?”
“Come lei desidera, milady.”
In quei dieci minuti, non pensai a nulla. La morte dei miei genitori, il terzo tour, il giorno mancante.
Ogni problema scompare, se sappiamo con chi dividerlo.
Una volta finiti i dieci minuti, si alzò e si incamminò verso la porta. Un lungo bacio cercava di non separarci, ma il tempo era giunto. E sarebbe giunto pure il tempo in cui non ci saremmo più separati.
Una volta che se ne andò, mi ributtai nel letto. Presi il mio libro di teoria della composizione, giusto per studiare qualcosa. Presi un paragrafo casuale. Parlava della rima alternata. Fu strano il come lo trovai appassionante.
“In poesia, la rima è l’omofonia…”
Bla bla bla.
“Il primo verso rima con il terzo, e il secondo con il quarto. Schema metrico ABAB, CDCD”
Interessante fu questo. Il primo col terzo. Poi il secondo. Non seguiva un ordine, come la baciata. Il secondo veniva dopo il terzo. Questa cosa mi restò in testa finché non uscii per andare a casa di Seyo. L’orario ormai si era fatto.
Un viaggio che non dimenticherò mai.
La pioggia era incessante. Non voleva accennare a finire. In quel momento m’arrabbiai con me stesso, con la mia galanteria. La macchina, forse, mi serviva più di quanto non volessi ammettere.
Il destino non ti chiama. Entra direttamente a casa tua.
Molta era la gente che nonostante il temporale era fuori per girare negozi, il Natale si avvicinava, nessuno voleva perdere tempo per via del tempaccio. Avrei battuto il mio record personale del tragitto da casa mia a casa Karasu se un vecchio non mi fissò insistentemente mentre aspettavo che il semaforo dava la possibilità ai pedoni di attraversare.
“Scusi…perché mi sta fissando?”
“Impossibile…sei tu, Kiiro? Sei davvero tu? Sei andato così avanti?”
La terza domanda non la capì, ma la prima era la più importante. Quella persona aveva visto in me mio padre.
“Scusi…come fa a conoscere il nome di mio padre?”
“Cosa? Non sei Kiiro?”
Cominciò a ridere, anche se nascose le risate.
“Mi chiamo Akira Farey, e sono il figlio del defunto Kiiro, se mi ha realmente scambiato per mio padre”
“AH AH AH! Non è possibile! Eppure lo è! Sei realmente qui! Sapevo che la dinastia dei Legato non si era fermata! Sapevo che tutto non poteva finire con la morte di Kiiro! AH AH AH! Ragazzo, che numero c’era nel tappeto di casa tua, l’ultima volta che l’hai visto?”
Non cominciai a capire molto di quello che disse, l’unica cosa che capii è che quell’uomo rideva della morte di mio padre. E questo mi faceva imbestialire.
“Non si azzardi…”
“SILENZIO! Sei solo un ragazzino. Non hai idea di quello che succede. Sei anche tu vittima dell’alternazione. AH AH AH! Quell’idiota di Kiiro non ha mai provato a fare qualcosa per impedire il suo destino. Ma tu puoi. Tu devi. Non vorrai finire in maniera miserabile come tuo padre, vero? VAI A CASA E CONTROLLA IL MALEDETTO NUMERO SUL TAPPETO! NON LASCIARE CHE LA DINASTIA DEI LEGATO SI INTERROMPA PER VIA DEL VOSTRO INUTILE SENSO DELL’ONORE!!!”
Mi adirai contro quell’uomo in maniera impressionabile, ma notai che nelle sue parole c’era del vero, Ricordo ancora il numero 7 marchiato a fuoco sul tappeto, quasi 5 anni fa. Forse, era stato quel vecchio a farlo. Magari, voleva dirmi qualcosa. Sapeva qualcosa che non sapevo. Sapeva perché avevo saltato un giorno. Troppe domande, lui ne era la risposta, ma prima dovevo vedere se in lui c’era il vero. Tornai di corsa a casa per controllare il tappeto.
Non so se l’uomo poteva riuscirci. Ma forse, è ciò che diciamo di ogni cosa che la nostra mente non può capire.
Il 7 era scomparso, completamente. C’era un 6, molto sbiadito, ed un 5 che piano piano prendeva colore in sottofondo. Tutto sembrava marchiato a fuoco. Ma non facevano calore. Non riuscivo a capire. Cosa sapeva quell’uomo che io non sapevo? Chi era, quell’uomo???
M’accasciai al suolo, vicino al numero inciso nel tappeto, perdendo i sensi.
Nella mia mente c’erano troppe cose. Il tour, il matrimonio, il giorno mancante. Una persona normale sarebbe impazzita. E forse, io ero una persona normale che era realmente impazzita.
Rima alternata. Prima l’1 ed il 3, poi il 2.
Mi svegliai di colpo, mentre lacrimavo. Non ricordo se stavo facendo un brutto sogno. Mi trovai in una casa estranea. Almeno per i primi trenta secondi, poi riconobbi la camera da letto di Seyo. Provai ad uscire dal letto, ma c’era troppo freddo, addosso avevo i vestiti della sera del 2.
Sembrava ormai fosse abitudine svegliarsi con quei vestiti.
M’arrivò un messaggio, che lessi prontamente, forse cercavo di capirci qualcosa, prima di uscire dal letto per chiedere a Seyo.
“Amore, torno verso le 15. Se puoi fatti trovare a casa mia così ti lascio la macchina. Domani mattina poi ci raccontiamo le rispettive giornate. Ti amo, a dopo.”
Mittente: Seiryn Shiteru (sì, nel cellulare il nome scritto era tutt’altro, ma non stiamo qui a fare i puntigliosi.)
Ora e data: 10.52, 3/12/2010.
Fissai quel telefono per più di mezz’ora. Non volevo crederci. Seyo voleva farmi uno scherzo, aveva cambiato la data e i nomi del mio telefono e insieme a Sairyn voleva farmi impazzire. Ma il numero era quello. La data era corretta. Mi affacciai, ed ebbi l’ennesima conferma. Conferma che ero diventato pazzo.
Fuori, non pioveva più.
FINE QUARTA PARTE
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale. Story by Brian Farey. All right reserved.©)
Io concordo con giorgio sui punti che sta per elencare (ormai c'è anche il confronto prima della pubblicazione....weeee te la puoi vantareeee...riesci ad essere anke il centro d nostre convers)xD
RispondiEliminaps.il colpo di "stiamo assieme dieci minuti?" e il conseguente "finiti i dieci minuti" non si po sentiri ahahahah....tr squallido !!!XD cerca d migliorarlo...il timer si usa per i cibi in forno.....!XD
RispondiEliminaCome ormai consuetudine... ecco la serie di commenti:
RispondiElimina1 - La regola dei verbi in -ire circa la prima singolare del passato remoto l'hai imparata, bravo.
2 - Capire che era il 4 dall'angolazione del sole? Wow...
3 - Ah, ma sicuro che in giappone hanno il televideo?
4 - Andare a dormire vestito... oltre che per il cognome, Akira mi ricorda qualcuno di mia conoscenza
5 - Sbaglio o Britney Spears è americana?
6 - Perchè non chiami Seyo, no "a Seyo"
7 - A volte (come in "Voglio che sia tu ad avere la maggiore mobilità") sembra che i dialoghi siano forzati
8 - Se vuoi conosco un maestro di Bachata (per la rima)
9 - "L'orario ormai si era fatto" non si può sentire.
10 - "Avrei battuto il mio record personale del tragitto da casa mia a casa Karasu SE UN VECCHIO NON MI FISSÒ insistentemente mentre aspettavo che il semaforo dava la possibilità ai pedoni di attraversare."... ma un bel "Se un vecchio non mi avesse fissato"? E "desse" anzichè "dava"?
11 - Sulla regola dei verbi in -ire circa la prima singolare del passato remoto, ancora ogni tanto ci caschi
12 - In maniera IMPRESSONABILE???
13 - "Non so se l’uomo poteva riuscirci. Ma forse, è ciò che diciamo di ogni cosa che la nostra mente non può capire." Ecco, tra le cose che non si comprendono...io metterei questa frase
14 - "Domani mattina poi ci raccontiamo le rispettive giornate"... non esiste al mondo gente che parla così
ti sbrighi a pubblicare il quinto episodio? a te sto aspettando....-.-
RispondiEliminaVogliamo il quinto! Vogliamo il quinto! Vogliamo il quinto!
RispondiEliminacomincia a farsi interressnate!!!!
RispondiElimina"Ogni problema scompare, se sappiamo con chi dividerlo." Molto bella questa frase!!!!